Gli arbëreshë, pur nell’autonomia del
rito greco-bizantino, dipendono com’è noto dalla Chiesa di Roma e, per questa
loro peculiarità, svolgono un importante ruolo ecumenico.
Lo ricordava anche Paolo VI, il 25 aprile del 1968, in occasione dei festeggiamenti per il Quinto anniversario della morte di Giorgio Castriota Skanderbeg: “Se la storia vi ha visto dispersi e oppressi, la bontà di Dio ha fatto sì che voi con tutti i membri del vostro <gjak i shprishur> (sangue disperso), con la fervida innata attività e con la comprensione acquisita, vi rendeste ovunque tramite di alleanze e collaborazione che spesso vi hanno reso anticipatori del moderno ecumenismo”.
. E l’ultima pagina, in ordine di tempo, di questo benemerito libro ecumenico, è stata scritta nei giorni scorsi in occasione della festività di San Teodoro, patrono della Chiesa Orientale a Roma, che ha sede presso l’omonimo edificio religioso, ubicato ai piedi del colle Palatino, donato a suo tempo su da papa Giovanni Paolo II.Nel corso della solenne liturgia in lingua greca- presieduta da S. Emin. Ghennadhios, metropolita d'Italia, coadiuvato dal parroco della chiesa di San Teodoro, archimandrita Simeon. Erano presenti mons. Eleuterio Fortino del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, l’archimandrita di Grottaferrata Emiliano Fabbricatore e diversi sacerdoti di rito greco- bizantino provenienti da varie regioni d'Italia. I canti liturgici sono stati eseguiti dal coro polifonico dell’abbazia di Grottaferrata diretto dal maestro Massimo Di Biagio.
Un avvenimento, questo, di grande valore ecumenico e simbolico rappresentato dall’aver invitato, nella chiesa ortodossa di Roma, il coro di un monastero cattolico sia pure di rito bizantino.
Soddisfatti gli organizzatori della cerimonia, l'archimandrita Simeon e Virgilio Avato, originario di San Cosmo Albanese, augurandosi che il prossimo futuro sia foriero d’altri incontri per “abbattere tutti quei muri che secoli di incomprensione e diffidenza hanno fatto sorgere, per arrivare un giorno alla piena comunione fra le due Chiese sorelle”.
Tra le iniziative
intraprese, in questo cammino ecumenico, il gemellaggio tra Grottaferrata e
Patos, l’isola dell’Apocalisse, con interessanti scambi culturali e artistici.