resurrezione.jpgRiflessione sul mistero pasquale dell'Archimandrita Eleuterio Fortino.
“Risorto Gesù dalla tomba, come aveva predetto, ci ha dato la vita eterna e la grande misericordia”. E’ questo il ritornello delle nove odi del canone di Pasqua. La sua ripetizione cantata intende imprimere nella mente e nel cuore dei fedeli tre annunci salvifici: Gesù è risorto dai morti, lo aveva predetto ed è avvenuto, è la fede cristiana; con la sua morte e resurrezione ci ha dato il perdono, la grande misericordia; ed anche a noi ha dato la vita, e la vita eterna.
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Queste tematiche si trovano poi, espresse nel canone, in forme poetiche e commentate con immagini tratte dalle Sacre Scritture. Il testo poetico di Giovanni Damasceno è interpretato dal ritmo del canto e commentato dallo splendore della luce. Ciò è messo in rilievo dal fatto che la parte precedente dell’ufficio viene celebrato nel buio ed ora tutte le luci sono accese. L’insieme provoca un’esplosione di gioia quasi infantile facendo gustare il dono della vita nuova. Con la ripetizione delle parole, con espressioni sincopate, quasi si vuol dire che siamo davanti all’Evento ineffabile, incomprensibile, inesprimibile. Il primo degli stichirà dell’orthros proclama: “Una pasqua sacra, ci è stata rivelata oggi; pasqua nuova, pasqua santa; pasqua mistica, pasqua venerabilissima; pasqua, il Cristo redentore; pasqua immacolata, pasqua grande, pasqua dei credenti; pasqua che ci ha aperto le porte del paradiso; pasqua che santifica tutti i credenti!”. L’ode prima del canone, composta in relazione al cantico di Mosè, canta il passaggio operatoci dal Cristo risorto: dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli nel canto della vittoria. L’invito della prima ode è: “Risplendiamo, o popoli” perché oggi è il giorno della resurrezione. Rivestiamoci di luce e risplendiamo. Riferendosi alla venuta di Gesù l’evangelista Matteo (Mt 4,16) aveva citato il profeta Isaia: “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte, una luce si è levata” (Is 8,23; 9,1).

La luce di Cristo risorto risplende nelle tenebre degli inferi dove discese a liberare coloro che giacevano nell’ombra della morte.

Questo evento misterioso di grazia deve avere influssi diretti anche sulla vita di oggi dell’uomo, sulla sua etica, sulla sua condotta redenta e riportata “in novità di vita”. L’invito del secondo tropàrion  della prima ode è esplicito: “Purifichiamoci, e vedremo il Cristo sfolgorante dell’inaccessibile luce della resurrezione”. Alla luce si accomuna l’invito alla gioia. Lo stesso tropàrion esorta: “Gioite”. E non si tratta di una gioia limitata ad Adamo ed Eva, o soltanto all’intera umanità redenta. Il tropàrion allarga l’orizzonte: “Si allietino i cieli ed esulti la terra! Sia in festa tutto l’universo, visibile e invisibile”. La resurrezione ha una valenza soteriologia cosmica. La lettura della prima pagina della Bibbia introduce la celebrazione pasquale: la Pasqua  è celebrata come nuova creazione.

Eleuterio F. Fortino

Pasqua 2008

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