NON DUE GAMBE, MA “AGENZIE DELLA CONTINUITÀ”
Riflessione sull’articolo di Giuseppe Chimisso in “Il Diario” di Castrovillari, anno XV, n. 3, pag. 7
La storia degli Albanesi d’Italia ieri, e quella che chiamiamo Arberia o Diversità arbëreshe oggi, ci dice che le gambe che hanno sorretto la continuità linguistica della diaspora arbëreshe in Italia e ne hanno determinato la sua pro- duttività culturale sono state molte e plurivariegate nello scorrere dei decenni, soprattutto del secolo scorso. Non me ne voglia l’amico Giuseppe Chimisso se sottolineo che sarebbe un grave errore pensare di affidare la sopravvivenza della lingua albanese e la produttività culturale solo all’azione di due “gambe” quali possono essere la FAA (Federazione delle associazioni arbëreshe), di cui mi onoro di essere il presidente e il Consorzio di associazioni Uniarb di recente costituzione. Giuseppe Chimisso, ancor prima dell’articolo sul Diario, nell’ultimo nu- mero di Katundi Ynë in forma molto ragionata e ben articolata ci pone di fronte a due sfide che fanno tremare i polsi: la costruzione di un Progetto “politico”, quasi “ideologico” per allargare la consapevolezza della crisi linguistica in corso e poi la costruzione di una piattaforma programmatica, credibile e attrat- tiva. Un’attività congiunta tra riflessione culturale e politica con l’esigenza di una diffusa azione nel quotidiano arbëresh che scavalchi la generosità dei sin- goli intellettuali, o delle singole associazioni, e lavori per la costruzione unitaria di tutti i soggetti in campo. Per raccogliere la sfida di Chimisso, alla quale credo e aderisco convinta- mente, non sono sufficienti solo due gambe che non basterebbero ad aggregare il diffuso arbëresh e in breve vanificherebbero ogni generoso lavoro. Penso che più delle gambe dovremmo pensare alla ramificazione dei tanti luoghi della identità; luoghi da individuare come “Agenzie della continuità”, che nella loro orizzontalità possono essere fondamentali nel processo di costru- zione del Progetto comune. Mi scuso se non approfondisco l’argomento, ma sono queste “Agenzie della continuità”, le quali esistono già di fatto, che dob- biamo trasformare in protagonisti di azioni unitarie, indispensabili per ritro- varci tutti attorno alla difesa della lingua come bene comune. La FAA potrebbe essere una di queste, lo stesso vale per Uniarb, ma sa- rebbero, comunque, insufficienti a costruire il processo unitario. Bisogna invece riconoscere ruolo e dignità di protagonismo alle tante Agenzie che esistono e operano nel territorio da decenni. I Comuni e le amministrazioni locali quali presidio del territorio, le università, la scuola primaria, le Eparchie, la chiesa greca e le sue parrocchie, le parrocchie di rito latino sono Agenzie della conti- nuità presenti e attive. Così lo sono le associazioni arbëreshe, i centri studi, le riviste culturali, le radio o i siti web, i gruppi musicali etnici, i gruppi folklori- stici, le scuole di danza, le imprese economiche che valorizzano le specificità arbëreshe. Agenzia della continuità dovranno diventare anche i rappresentanti delle istituzioni locali, i politici. La stessa famiglia è la prima Agenzia della continuità. Tutto questo deve essere portato a sintesi e a unità d’azione. La FAA nel suo preambolo costituente ha identificato la lingua come bene comune e come risorsa economica in grado di rilanciare lo sviluppo del territorio e la difesa demografica. La lingua come grande questione democratica, esempio di seco- lare resistenza alla grande forza attrattiva della cultura napoletana prima dell’unità d’Italia e dopo di quella italiana. La lingua come strumento di rela- zioni nell’area del Mediterraneo per difendere il patrimonio di cultura immate- riale dell’Arberia. Non abbiamo tempo per beccarci come i polli di Renzo: il “nemico” avanza velocemente. Né ci fanno gola quattro chicchi di granturco: non servirebbe a nulla. La FAA è nata per avere intuito una eccezionale novità dentro l’Arberia: quella che ripudia le vecchie formule disgreganti e riafferma il principio del lavoro comune, della sintesi e dell’azione unitaria. La FAA è nata per lavorare in questa direzione e lo fa per scelta unilate- rale. Per questo obiettivo elementare chiameremo al confronto e all’unità tutte le Agenzie della continuità esistenti. Non precludiamo il dialogo a nessuno e saremo presenti agli inviti che riceveremo. Non solo: non avremo esitazione a fermarci qualora l’esigenza comune possa richiedere questo sacrificio. Quello che tutti dovrebbero capire è il pericolo della fine, come teme Chi- misso, della storia di piccolo popolo che da sei secoli è protagonista nella storia del Mezzogiorno d’Italia.
NON DUE GAMBE, MA “AGENZIE DELLA CONTINUITÀ”
Riflessione sull’articolo di Giuseppe Chimisso in “Il Diario” di Castrovillari, anno XV, n. 3, pag. 7
La storia degli Albanesi d’Italia ieri, e quella che chiamiamo Arberia o Diversità arbëreshe oggi, ci dice che le gambe che hanno sorretto la continuità linguistica della diaspora arbëreshe in Italia e ne hanno determinato la sua pro- duttività culturale sono state molte e plurivariegate nello scorrere dei decenni, soprattutto del secolo scorso. Non me ne voglia l’amico Giuseppe Chimisso se sottolineo che sarebbe un grave errore pensare di affidare la sopravvivenza della lingua albanese e la produttività culturale solo all’azione di due “gambe” quali possono essere la FAA (Federazione delle associazioni arbëreshe), di cui mi onoro di essere il presidente e il Consorzio di associazioni Uniarb di recente costituzione. Giuseppe Chimisso, ancor prima dell’articolo sul Diario, nell’ultimo nu- mero di Katundi Ynë in forma molto ragionata e ben articolata ci pone di fronte a due sfide che fanno tremare i polsi: la costruzione di un Progetto “politico”, quasi “ideologico” per allargare la consapevolezza della crisi linguistica in corso e poi la costruzione di una piattaforma programmatica, credibile e attrat- tiva. Un’attività congiunta tra riflessione culturale e politica con l’esigenza di una diffusa azione nel quotidiano arbëresh che scavalchi la generosità dei sin- goli intellettuali, o delle singole associazioni, e lavori per la costruzione unitaria di tutti i soggetti in campo. Per raccogliere la sfida di Chimisso, alla quale credo e aderisco convinta- mente, non sono sufficienti solo due gambe che non basterebbero ad aggregare il diffuso arbëresh e in breve vanificherebbero ogni generoso lavoro. Penso che più delle gambe dovremmo pensare alla ramificazione dei tanti luoghi della identità; luoghi da individuare come “Agenzie della continuità”, che nella loro orizzontalità possono essere fondamentali nel processo di costru- zione del Progetto comune. Mi scuso se non approfondisco l’argomento, ma sono queste “Agenzie della continuità”, le quali esistono già di fatto, che dob- biamo trasformare in protagonisti di azioni unitarie, indispensabili per ritro- varci tutti attorno alla difesa della lingua come bene comune. La FAA potrebbe essere una di queste, lo stesso vale per Uniarb, ma sa- rebbero, comunque, insufficienti a costruire il processo unitario. Bisogna invece riconoscere ruolo e dignità di protagonismo alle tante Agenzie che esistono e operano nel territorio da decenni. I Comuni e le amministrazioni locali quali presidio del territorio, le università, la scuola primaria, le Eparchie, la chiesa greca e le sue parrocchie, le parrocchie di rito latino sono Agenzie della conti- nuità presenti e attive. Così lo sono le associazioni arbëreshe, i centri studi, le riviste culturali, le radio o i siti web, i gruppi musicali etnici, i gruppi folklori- stici, le scuole di danza, le imprese economiche che valorizzano le specificità arbëreshe. Agenzia della continuità dovranno diventare anche i rappresentanti delle istituzioni locali, i politici. La stessa famiglia è la prima Agenzia della continuità. Tutto questo deve essere portato a sintesi e a unità d’azione. La FAA nel suo preambolo costituente ha identificato la lingua come bene comune e come risorsa economica in grado di rilanciare lo sviluppo del territorio e la difesa demografica. La lingua come grande questione democratica, esempio di seco- lare resistenza alla grande forza attrattiva della cultura napoletana prima dell’unità d’Italia e dopo di quella italiana. La lingua come strumento di rela- zioni nell’area del Mediterraneo per difendere il patrimonio di cultura immate- riale dell’Arberia. Non abbiamo tempo per beccarci come i polli di Renzo: il “nemico” avanza velocemente. Né ci fanno gola quattro chicchi di granturco: non servirebbe a nulla. La FAA è nata per avere intuito una eccezionale novità dentro l’Arberia: quella che ripudia le vecchie formule disgreganti e riafferma il principio del lavoro comune, della sintesi e dell’azione unitaria. La FAA è nata per lavorare in questa direzione e lo fa per scelta unilate- rale. Per questo obiettivo elementare chiameremo al confronto e all’unità tutte le Agenzie della continuità esistenti. Non precludiamo il dialogo a nessuno e saremo presenti agli inviti che riceveremo. Non solo: non avremo esitazione a fermarci qualora l’esigenza comune possa richiedere questo sacrificio. Quello che tutti dovrebbero capire è il pericolo della fine, come teme Chi- misso, della storia di piccolo popolo che da sei secoli è protagonista nella storia del Mezzogiorno d’Italia.
di D. Guagliardi