Il commissariamento dell'Eparchia di Lungro continua a tenere alte le attenzioni di politici e cittadini. Infatti, dopo l'intervento del sindaco di Acquaformosa, Giovanni Manoccio, che con fermezza condannava “l'immobilismo” della chiesa, oggi a prendere la parola è il sindaco di Lungro Giuseppino Santoianni.
E' di quest'ultimo l'iniziativa di convocare i sindaci delle comunità albanofone per fare quadrato sull'accaduto e, soprattutto, far fronte alle preoccupazioni delle popolazioni arbëreshe interessate. Alla base della preoccupazione ci sarebbe il timore di perdere un'autonomia che, come anche Manoccio aveva affermato, è stata “conquistata” sul campo attraverso dure lotte, sacrifici e sangue.
«La scelta di un Amministratore Apostolico -scrive Santoianni-, sebbene nella autorevolissima persona dell’Arcivescovo di Cosenza Mons. Nunnari, viene interpretata dalle comunità albanofone come un ritorno al passato, teso a cancellare una storia di rivendicazione di autonomia di aspirazioni di diritti degli italo-albanesi.
Una storia che i fedeli hanno visto coronare con la costituzione dell’Eparchia greco-bizantina di Lungro con giurisdizione su tutte le comunità di minoranza etnica della penisola. La Comunità lungrese -prosegue- si auspica che Mons. Nunnari, avvalendosi delle sue riconosciute doti, in tempi brevi, svolga il delicato mandato affidatogli, con la serenità e responsabilità che gli sono congeniali, appianando eventuali divergenze della chiesa locale, creando quelle condizioni che consentano al Vaticano di operare quella scelta di una guida forte, serena e capace, con estrema dignità, di rappresentare la fede, la storia, la cultura, le tradizioni di un popolo che da sempre ha difeso la propria chiesa con fermezza, per salvaguardare questa isola greco-bizantina che dalla Calabria si irradia nell’intero paese».
Ed ecco le ragioni che hanno indotto il primo cittadino lungrese a convocare i colleghi dei paesi di minoranza etnica, anche per far fronte alla “mobilitazione sensibile” dei cittadini sulla vicenda che, “senza dubbio alcuno”, a parere di Santoianni “si estende a tutte le popolazioni dei paesi albanesi”.
«Tutto ciò -aggiunge- pur conoscendo i legami antichi che legano le nostre comunità con la chiesa locale ed il ruolo insostituibile che i nostri Papas, da sempre, svolgono per il riscatto religioso, sociale, politico, economico delle Comunità.
Una chiesa, la nostra, legata alla fede, alle tradizioni, alla storia di un popolo che non intende perdere la propria autonomia religiosa che è alla base di buoni rapporti istituzionali che da sempre la caratterizzano».
Tutto ciò, infine, sta creando dissapori anche sul fronte ecclesiastico che, a quanto pare, sembra non aver gradito certe dichiarazioni e prese di posizione provenienti proprio dal mondo politico.
Pubblicato su "Il Quotidiano" del 14 agosto 2010