Nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, celebrata quotidianamente nella Chiesa ortodossa come nelle chiese orientali cattoliche e nell’Eparchia di Lungro, prima della recita del Credo “cattolico e ortodosso” il diacono rivolge ai fedeli l’esortazione: Agapìsomen allìlus, ìna en omonìa omologhìsomen (Amiamoci gli uni gli altri, affinché in unità di spirito, professiamo la nostra fede).
Con l’intento di giungere a questo traguardo, il Vescovo dell’Eparchia di Lungro degli Italo – Albanesi dell’Italia Continentale, martedì 17 ottobre, si è recato ad Atene per incontrare Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia.
Il Vescovo Donato guida con zelo la Diocesi, che gli è stata affidata dalla Grazia di Dio e per volontà della Santa Sede, verso la celebrazione del I centenario della sua istituzione, avvenuta il 13 febbraio 1919 con la Costituzione Apostolica “Catholici fideles” di Papa Benedetto XV.
In questo cammino persegue il potenziamento delle radici storico-ecclesiali, seguendo le illuminanti e paterne parole dei Pontefici romani, che hanno sempre protetto e sostenuto questa isola “pienamente orientale” nel territorio e nel cuore della Chiesa romana, incoraggiandola a rimanere fedele alla sua identità, per essere utile, come strumento provvidenziale, nel cammino da compiere per la piena ricomposizione dell’unità dei cristiani.
Benedetto XV istituì l’Eparchia di Lungro per “[…] i fedeli cattolici di rito greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, … accolti con generosa liberalità … nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo greco, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano. […]”.
Dal tempo dell’esodo, avvenuto nei secoli XV-XVIII, e fino ai nostri giorni, quel particolare e prezioso patrimonio è stato gelosamente custodito, coltivato e tramandato ed è tuttora vissuto nella semplicità del quotidiano nei Paesi arbëresh della Eparchia di Lungro, da oltre 40.000 persone.
Gli italo-albanesi si distinguono per una variegata identità culturale e religiosa, cittadini italiani a tutti gli effetti, albanesi per la lingua imparata succhiando il latte dal seno materno, greci per la spiritualità ecclesiale e liturgica vissuta e celebrata nelle Chiese e nel percorso personale di divinizzazione. Cristiani della medesima identica origine della Chiesa ortodossa, in piena comunione con la Chiesa cattolica romana.
Nell’incontro con il Primate della Chiesa ortodossa greca, il Vescovo Donato, accompagnato da una delegazione del clero diocesano, ha esposto con una dettagliata relazione la storia e il patrimonio ecclesiale di derivazione bizantina dei fedeli italo-albanesi dell’Eparchia di Lungro e la loro piena appartenenza alla Chiesa Cattolica, in comunione con l’Oriente per il patrimonio liturgico e con l’Occidente per l’ubicazione territoriale. Presentando l’Eparchia come una realtà che vive la bellezza del Primo Millennio dell’era cristiana quando latini e greci, nella diversità delle lingue e nella differenza delle tradizioni, esprimevano unitariamente la fede cristiana.
L’Arcivescovo Ieronymos, originario di luoghi greci abitati da albanofoni, ha aperto il suo cuore a questi fratelli venuti da lontano, professanti la stessa fede cristiana e ardenti del desiderio del raggiungimento dell’unità piena e visibile tra i cristiani. Ha ascoltato con interesse e commozione la singolare storia degli italo-albanesi illustrata dal Vescovo Donato al quale ha chiesto il testo della relazione per farlo tradurre in lingua greca e condividerlo ai confratelli Vescovi del Santo Sinodo della Chiesa Greca, ai quali proporrà l’istituzione di una Commissione che si rechi a visitare le Comunità albanofone di rito greco dell’Eparchia per rendersi conto della loro particolare realtà di unità ecclesiale già vissuta tra l’oriente e l’occidente.
Egli stesso ha espresso il desiderio di compiere in anteprima questo viaggio fraterno nei luoghi dove la Provvidenza Divina ha protetto e guidato questo popolo in diaspora, gli italo-albanesi, che hanno vissuto nel tempo una vita di fedeltà.
Fedeli alla terra italiana che li ha accolti e dove si sono integrati senza omologarsi.
Fedeli agli antenati albanesi dei quali hanno mantenuto vivo il ricordo e la lingua, utilizzata per dare voce alla preghiera di coloro ai quali nella propria terra era proibito lodare Dio nella lingua propria, e che hanno offerto il loro sangue silenzioso come testimonianza certa e sicura dell’alba della risurrezione e dell’alba della libertà per la loro nobile terra.
Fedeli agli antenati greci, nella custodia del patrimonio liturgico-spirituale bizantino-greco, vissuto in libertà e pienezza nell’ambito della Chiesa Cattolica, certi e sicuri della venuta del giorno in cui si potrà realizzare 'Agap©swmen „ll©louv, Æna ¢n ÐmonoÀ‘ Ðmolog©swmen.
Fedeli alla Chiesa cattolica che li ha inseriti nel suo corpo, senza chiedere loro di dimenticare il passato, ma sostenendoli e guidandoli a tenere in vita e accesa la Tradizione dei Padri.
Sua Beatitudine Ieronymos e il Vescovo Donato hanno concordato che la realtà della Eparchia di Lungro può offrire una solida e sperimentata base di dialogo e di vita fraterna, ai cristiani di Occidente e di Oriente, per affrettare e compiere il passo decisivo per giungere alla celebrazione eucaristica comune “perché il modo creda che apparteniamo a Cristo, che ha riportato all’unità le cose che erano divise”.
L’incontro dei rappresentanti dell’Eparchia di Lungro con la Chiesa Greca è continuato presso la sede del Santo Sinodo della Chiesa Greca dove, il Vescovo Donato e i suoi accompagnatori, sono stati altrettanto fraternamente accolti da S.E. Mons. Clemente di Methoni, Capo della Segreteria del Santo Sinodo e dal Rev.mo Archimandrita Ignatios Sotiriadis, segretario della Commissione per gli Affari Esteri del Santo Sinodo, coi quali sono state poste delle fiduciose premesse per l’ulteriore approfondimento e per la continuazione proficua del dialogo e di possibili incontri ed occasioni di maggiore conoscenza, in vista dell’avvicinamento del giorno voluto dal Signore per la pienezza dell’unità dei cristiani di oriente e di occidente, in piena comunione, nelle differenze e nelle diversità, che arricchiscono gli uni e gli altri, chiamati insieme a dare maggiore gloria al nostro unico e solo Dio, Padre Figlio e Spirito.
Protopresbitero Pietro Lanza
Protosincello
Vicario Generale e Moderatore della Curia
Fonte: http://www.calabriaecclesia.org