La delegazione dell'Eparchia era composta da cinque sacerdoti: il protopresbitero Pietro Lanza, protosincello, il protopresbitero Antonio Bellusci, i papades Arcangelo Capparelli, Raffaele De Angelis e Sergio Straface, segretario del Vescovo.
L'importanza di questa prima visita di un Vescovo italo-albanese a Costantinopoli è notevole e va interpretata utilizzando almeno due registri differenti e, se vogliamo, complementari. In primo luogo, con questa visita il Vescovo Donato riafferma con forza e decisione il ruolo di tutta la Chiesa Arbëreshe come punto di contatto privilegiato tra l'occidente e l'oriente cristiano. In questo senso, l'Eparchia di Lungro dà un forte segnale di vitalità e autonomia all'esterno delle nostra piccola realtà rimarcando la netta differenza tra la chiesa italo-albanese e le altre comunità cattoliche di rito bizantino. Lo slancio verso oriente e l'ossequio portato al Patriarca Bartolomeo sono, inoltre, una chiara espressione di ritrovata dignità e orgoglio per tutti gli arbëreshë la cui storia non è segnata dall'uniatismo ma è una traccia di sofferenze, di emigrazione e di perdita di libertà. Il ruolo dell'Eparchia di Lungro per il dialogo ecumenico e la sua fiera apertura nei confronti dei fratelli ortodossi costituiscono, infine, un formidabile stimolo per le nostre comunità e per i singoli fedeli italo-albanesi che potranno così trarre da questa attitudine nuovi stimoli e vigore cristiani per affrontare il futuro difficile e complesso che si profila con sempre maggiore decisione all'orizzonte.
Sono ventitrè le associazioni culturali socio-fondatrici che hanno dato vita alla più grande Federazione di Associazioni Arbëreshë in Italia. Anche dodici le Associazioni esterne, provenienti da varie regioni del te