Greci“Shpëtomi Kalivet”

La posta in gioco è molto alta, nulla va sottovalutato, la parentesi storica che viviamo rappresenta per noi arbëreshë il momento cui, “fare”, significa “non morire”.
L’odierno palcoscenico rappresenta il luogo da cui riverberare il nostro ultimo canto, la cui metrica, non bisogna esitare a divulgare per consegnare alle nuove generazioni il patrimonio tangibile ed intangibile, astenersi da questo atto si traduce nel pagare un prezzo troppo alto.


Nascondere le quinte della nostra arte è stato come camminare sul ghiaccio sottile, finire a terra si è tradotto nel dolore del corpo, ma ogni volta ha mandato nel fondo delle gelide acque mille frammenti irripetibili della sottile cortina, che rappresentano tutte assieme il grande dolore dell’anima.
La caduta ha fatto sparire “i nostri ieri”, nelle gelide acque e poi più giù dove il fango inesorabilmente fa propri quei  frammenti che saranno presto terminati.
Nascondersi dietro l'ombra quando si è sul palco, non certo aiuta “i nostri ieri”, anzi li toglie dalla scena e giorno dopo giorno li rende più irriconoscibili.
Tutti “i nostri ieri” saranno presto dimenticati, ma c’è un modo semplice per voltare pagina acquisendo più consapevolezza per “ tanti domani ”che ci auguriamo di vivere sotto la guida della solida, preziosa e sana consuetudine.
Il premio che ognuno di noi cerca è lì, deve essere solo raccolto, non dobbiamo cercare lontano, ne abbiamo bisogno di conferme, perché “lì” sono “i nostri ieri” e quando lo avremo fatto, vivremmo quelle sensazioni meravigliose che attivano i cinque sensi, “che solo un arbëreshe ha la capacità di avvertire in corale armonia profonda e irripetibile”.
Non ci sono demoni nel nostro mondo, perché esso è fatto di gesta, suoni e voci che trasmettono passione e fratellanza, radicata nel profondo del più antico teorema consuetudinario del mediterraneo.
É nostro dovere liberare dal nostro sguardo queste nubi minacciose e fare in modo che questi luoghi di culture possano diventare la radice dei nostri domani.
Domani di ieri e ieri di domani, noi avremo una scena da cavalcare, un'altra partita da giocare, non più futuro anteriore abbiamo solo bisogno di luce sul tempo presente, tutti i nostri ieri sono sospesi è a noi che spetta la responsabilità di domani.
I nostri ieri hanno raggiunto la maggiore età, ora tutti noi possiamo cantare una canzone diversa, i nostri ieri defunti, vanno ricordati, come è giusto che sia, i loro segni sui muri saranno presto cancellati a noi rimane una sola possibilità.


Atanasio Pizzi                            Greci (AV) 2015-06-07

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