Gentile Redazione ,
traggo spunto dalla recente notizia relativa alla decisione del Comune di San Demetrio Corone di mettere a disposizione le 42 stanze del Collegio S. Adriano per dare ospitalità ai rifugiati ucraini per lanciare un appello, asciutto, ma sentito, a tutti i Comuni arbȅresh.

In ogni famiglia arbȅreshȅ viene tramandato un codice dei popoli albanesi gelosamente custodito e venerato da tutti i popoli della nostra diaspora. Si tratta del codice del Kanun che contiene norme antiche e regole morali e sociali alle quali si sono conformati tutti i popoli albanesi nel corso della loro storia secolare. Riporto il testo di una delle leggi di questo codice, che è tra le più note, e che ha rappresentato l'emblema della cultura albanese in fatto di accoglienza, di tolleranza e di solidarietà. Essa si riferisce alla sacralità della ospitalità secondo un principio di fratellanza ispirato ad un sentire religioso, che così recita: " La casa è di Dio ed è dell'ospite prima di ogni altra cosa; l'ospite viene anche prima dei padroni di casa, gli si deve dare il miglior cibo disponibile, il miglior letto e si deve stare in guardia che all'ospite non succeda niente di male, pena l'onta sull'onore della famiglia e dei parenti ". Parole semplici, ma al contempo ferreamente inequivocabili e potenti. E’ universalmente noto che non si tratta di parole inevase dai popoli albanesi: mi limito a ricordare che ben 72 albanesi, tra l'altro in prevalenza di religione mussulmana, sono stati onorati da Israele come Giusti tra le nazioni per aver accolto e protetto nelle loro case, a rischio della loro vita, famiglie di religione ebraica durante l'occupazione nazista. Sono numerosissime anche le famiglie di soldati italiani che hanno potuto rivedere i loro cari in quanto dopo l'8 settembre del 1943, allorchè le truppe naziste invasero l'Albania ed iniziarono i rastellamenti degli sbandati dell'esercito italiano, potettero trovare rifugio e protezione nascosti nelle case albanesi.
Ci troviamo oggi di fronte ad una immane tragedia di un popolo invaso militarmente e minacciato nella sua indipendenza, come lo fu la tragedia del nostro popolo in un lontano passato che diede origine alle nostre comunità in italia. In Ucraina sono presenti anche alcune comunità albanofone vicino alla regione di Odessa e nella Bessarabia ucraina. La cittadina di Karakurt (oggi appellata Zhovtnevoe) è quasi interamente popolata da comunità di origine albanese ed ha conservato le stesse tradizioni religiose e folkloristiche che ancora oggi vivono nelle nostre comunità arbȅrieshȅ; lo stesso dicasi per i paesini di Xhandran, di Taz e di Tyshki, vicino a Melitopol. I confratelli albanofoni della Romania hanno già proclamato la loro solidarietà e offerto la loro ospitalità. In Ucraina a fianco delle comunità albanofone nella regione vicino ad Odessa sono anche presenti molte piccole realtà grecaniche. Lei sa quanto la nostra associazione si è battuta per assicurare in Italia ed in Calabria in particolare a queste minoranze alloglotte il diritto alla tutela della loro identità etnicoculturale e alla tutela delle loro lingue e tradizioni.
Oggi intendiamo lanciare un appello, memori e custodi dei sentimenti e valori sedimentati in secoli di vissuto lontani dalla patria di origine che ci fanno sentire amici e fratelli di coloro che in questo momento debbono fuggire dalle loro città e dai loro villaggi per salvare le loro vite e per proteggere il futuro dei propri figli. Si tragga spunto da questa emergenza e si dia finalmente corso al progetto di una Costituente della Regione storica Arbȅreshȅ amministrativamente Autonoma iniziando proprio da un percorso improntato alla solidarietà verso i profughi ucraini. Iniziando cioè dalle antiche, ma sempre vive e caratterizzanti consuetudini solidaristiche tipiche dei mondi albanofoni. Le personalità di spicco delle comunita' arbȅreshȅ trovino lo slancio per avviare insieme e finalmente concordi, questo progetto ed inizino una azione di coordinamento tra le amministrazioni locali arbȅreshȅ della regione Calabria e la diaspora Albanese, tramite lo IOM e d'ntesa con l'agenzia Onu per i rifugiati UNHCR. Si accolgano nelle comunità della nostra vecchia ARBËRIA e nell’area grecofona i profughi ucraini di origine albanese e grecanica e li si impieghino in attività di mediazione culturale a favore degli altri profughi ucraini approfittando del fatto che i rifugiati di origine albanofona potranno integrarsi molto più rapidamente nelle nostre comunità e potranno così assistere gli altri profughi ucraini: solidarietà chiama solidarietà.
Ritroviamo in questi frangenti l'orgoglio delle nostre origini e il conforto delle nostre tradizioni per dare aiuto a chi soffre e per dare una prospettiva alla nostra presenza identitaria in italia agendo di
concerto con le istituzioni internazionali che tutelano le minoranze ed i rifugiati.
Non aggiungo altro per non rischiare di confondere le nostre voci con quelle di chi in questo momento fa sfoggio di abilità retorica nei proclami verbali e che, temo, fra non molto ne sarà dimentico, se non ravveduto per meschine ragioni di interessi (già se ne scorgono i segnali).
La ringrazio per la ospitalità che vorrà dare a questo appello e ad eventuali ed auspicabili seguiti che esso potesse avere e la saluto con viva cordialità.
Giuseppe Chimisso
Presidente Associazione Skanderbeg

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