“Albania: The spirit of the times”, ospitata nel Museo d’Arte Contemporanea di Acri (MACA), rappresenta l’invito per un fattivo dialogo con il recente passato dell’Albania visto attraverso l’arte albanese del Novecento, che assume valore paradigmatico per comprendere le vicende di un paese rimasto a lungo isolato dal resto del mondo da una delle dittature meno conosciute e più paranoiche di tutti i tempi.
Concepita come un’esposizione itinerante e presentata in anteprima al pubblico in Calabria, non casualmente la mostra parte laddove cinquecento anni fa arrivarono le prime ondate migratorie degli arbëresh, dopo l’eroica resistenza del popolo albanese all’avanzata ottomana nei Balcani sotto la guida dell’eroe nazionale Giorgio Kastriota – Scanderbeg alla difesa della lingua, delle tradizioni e del proprio territorio. Pur non riferendosi direttamente a quel contesto storico, l’evento non può prescindere dal fatto che ci troviamo nel cuore di una Regione da sempre amica dell’Albania e in una delle sue istituzioni museali più prestigiose.
La mostra propone una selezione di cento lavori eseguiti da trenta artisti, tra i più noti nel panorama della storia dell’arte albanese del Novecento.
Abdurrahim Buza, Vangjush Mio, Sofia Zengo Papadhimitri, sono autori degli inizi della pittura del xx secolo, a cui fanno seguito nomi ben conosciuti e apprezzati, attivi nel periodo 1944 – 1989 quali Agim Faja, Anastas Kostandini TASO, Guri Madhi, Ibrahim Kodra, Isuf Sulovari, Muntaz Dhrami, Moikom Zeqo, Thoma Thomai, Sali Shijaku, Petro Kokushta, Skender Kamberi ecc.
Mentre sono rappresentati anche gli anni Novanta con opere di artisti come Ina Lajthia, Adrian Çene, Bujar Luca, Ardit Boriçi, Fani Zguro e altri.
L’ambientazione figurativa della mostra scaturisce principalmente dal processo creativo degli artisti durante la preminenza del realismo socialista. Tale condizione sopravvisse a lungo in Albania, poiché i dettami del movimento artistico e culturale nato nell’Unione Sovietica nel 1934 furono risolutamente allargati a tutti i paesi ex-comunisti del centro ed est Europa.
La mostra ”L’Albania e lo spirito dei tempi” pone l’attenzione su una realtà del tutto particolare, rappresentata da stili diversi, che includono il disegno dei manifesti di propaganda, i ritratti ed i paesaggi della natura albanese, le composizioni di carattere patriottico fino all’ideologizzazione del contenuto e all’arte impegnata.
Ci sono inoltre opere di quegli artisti che tentarono di aggirare il contenuto propagandistico ma che, nondimeno, conservarono la forma e la tecnica del tempo, dalla scultura ai bozzetti dei personaggi dei film, dai poster cinematografici alle illustrazioni delle varie riviste e in particolare le illustrazioni dei testi scolastici del tempo.
A rendere unica quest’arte furono tuttavia gli artisti albanesi, imprimendo ognuno alla forma il proprio carattere e individualità. L’esperienza del realismo socialista albanese si chiude alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del muro di Berlino. Permane l’interesse del pubblico a sapere di più circa l’epoca di quell’arte eclissata, le ragioni che la generarono, le particolari emozioni che provocava, l’eredità culturale e il posto che occupa nella storia della crescita e dello sviluppo della società albanese
Il realismo socialista, un’arte figurativa realista orientata politicamente e ideologicamente, resta uno dei periodi più significativi dell’arte albanesedurante il XX secolo. Con un estensione temporale di circa quattro decenni rimane, nel bene o nel male, l’epoca più fertile nel panorama della produzione artistica nazionale, incarnata in migliaia di esemplari di massicce composizioni, enormi tele, giganteschi monumenti, sculture eroiche, grafici, poster, disegni fino ai francobolli.
La sovrapproduzione artistica faceva parte di una strategia statale per un’arte nazionale rivolta alle masse in quantità e qualità, al servizio della causa dell’ideologia materialistica della rivoluzione proletaria. Nella breve storia dello Stato albanese questo fu il periodo tipico in cui lo Stato tentò, riuscendovi in pieno, a controllare sia la produzione artistica che la vita dentro e fuori dagli studi degli artisti.
Uno degli investimenti più significativi in questo settore è rappresentato dalla costruzione del nuovo edificio della Galleria Nazionale delle Arti, inaugurato nel 1974, al centro della capitale Tirana. Un segnale incontrovertibile, che annunciava il distacco definitivo dell’arte albanese dal passato delle tele modeste, a tema intimo, espressione del mondo interiore dell’artista, a favore di un’arte militante, di grandi dimensioni, trionfante ed ottimista, in linea con la rivoluzionarizzazione della vita del paese in ogni settore. Il fondo del realismo socialista albanese, nella sua essenza, costituisce tuttora la parte più importante del patrimonio delle Galleria Nazione delle Arti di Tirana.
Da corrente artistica osannata ed incontrastabile, il realismo sociale sarebbe stato in seguito abbandonato, demonizzato, bersagliato, negato e degradato durante gli eventi che segnarono la fine degli anni Ottanta e per tutto il decennio 1990-2000. In seguito, la posizione nei suo riguardi assunse i tratti di una graduale riabilitazione storica ed estetica, fino ad arrivare allo stato odierno in cui la conoscenza del percorso seguito dal fenomeno dell’arte totalitaria durante i quattro decenni, costituisce una delle sfide principali per lo studio delle arti figurative in Albania. Poiché il suo rapporto con l’autorità devia e si adatta ai gusti e alle direttive del Leader, così come ai forti e bruschi oscillamenti della politica nazionale, il suo studio diventa, ad un livello più generale, un imperativo per comprendere gli attuali legami tra arte e politica.
Colgo l’occasione per citare alcuni studiosi che hanno contribuito in modo particolare allo studio dell’arte albanese del Novecento, ai quali il sottoscritto e le future generazioni devono profonda gratitudine: Andon Kuqali, Gëzim Qëndro, Moikom Zeqo, Ferid Hudhri, Kesiana Lekbello, Suzana Varvarica, Maks Velo, Pëllumb Xhufi, Alfred Uçi, Ylli Drishti ecc, ma anche altri più giovani che si sono distinti per le loro valutazioni oneste ed originali come Ermir Hoxha, Raino Isto, ecc
Un sentito ringraziamento a tutti i collezionisti che hanno consentito la riuscita della mostra prestando le loro opere con grande disponibilità e generosità; l’ex Ambasciatore italiano a Tirana Paolo Foresti, Fondazione EDS di Tirana, Mario Vercellotti, Luisella e Marco Villa ecc.
- 30/06/2018 - 28/10/2018, Tutto il giorno
- Ingresso: Libero
- Organizza: A cura di Artan Shabani / Boris Brollo
- Categoria: Mostra
Indirizzo e mappa
- MACA - Museo Arte Contemporanea Acri, Via Giovanni Falcone, 1, Acri