SantaSofiaMuseoUn weekend per l’orgoglio albanese: la comunità di Santa Sofia d’Epiro negli ultimi due giorni ha festeggiato le proprie tradizioni con una serie di iniziative molto interessanti. Soprattutto, queste manifestazioni hanno contribuito, in un certo senso, a rilanciare il fascino dell’arberesh e le storie che si legano intorno alle piccole comunità.

L’inaugurazione del museo del costume albanese a Palazzo Bugliari sabato pomeriggio è stata la base su cui poggiare anche il lavoro futuro: collocato in largo Trapesa, adiacente al municipio di Santa Sofia, il museo si poggia su due piani e i visitatori potranno visitare i costumi di gala, festa e mezza festa, lutto e mezzo lutto nonché gli abiti giornalieri e il fascino di un tempo, rivissuto grazie alle donazioni spontanee dei 99 cittadini che hanno contribuito a realizzare questo piccolo sogno. Il museo, iniziato nel 1997, ha avuto una lunga gestazione ed è stato così portato avanti nella consapevolezza di dover tramandare alle generazioni, in primis, i valori albanesi sapientemente ricercati 20160507_200612con un capillare lavoro di ricerca che ha coinvolto, in più fasi, gli attori sociali della comunità sofiota. Il museo, dunque, avrà il concreto obiettivo di diventare un volano per la città, coinvolgendo le scuole e i turisti, secondo il primo cittadino Gianfranco Ceramella: «Abbiamo portato alla luce questo museo e speriamo ci sia anche un percorso per valorizzare, ancor di più, le tradizioni importanti di questa comunità. Daremo uno slancio in più al nostro paese, è stato fatto un gran lavoro che ha coinvolto la mia amministrazione comunale, la Pro Loco, ma soprattutto i cittadini di Santa Sofia d’Epiro». L’assessore alla Cultura, Virginia Ventre, ha ribadito la valenza di un percorso univoco: «Il museo si pone l’obiettivo di avere un ruolo positivo all’interno del paese e nella cultura albanese. È stato realizzato veramente un progetto ambizioso». In seguito, gli interventi di Francesco Altimari, del dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione all’Unical, che a torto ha parlato dei media assenti in sala e a più ragione ha rivendicato maggiori diritti per le minoranze albanesi in Calabria, del bibliotecario Franco Miracco visibilmente emozionato, del consigliere regionale Orlandino Greco, del professore della “Federico II” di Napoli,Filippo Doria, e dell’ingegner Raphael Aboav. Con contorno di balli caratteristici, la serata di sabato è stata gradevole anche per un altro fattore musicale, espresso nella piazza principale della città, ovvero il concerto di Mimmo Cavallaro. Un’esibizione gradevole e di buon spessore, nonostante il freschetto climatico, che ha richiamato gli appassionati delle tarantelle un po’ da tutta la Calabria, quasi come un antipasto del tour previsto per quest’estate. Nella giornata di ieri, invece, sono proseguiti i riti della primavera albanese, che hanno ormai più di cinquant’anni di attività e testimoniano come, ancora una volta, per guardare al futuro si può prendere tranquillamente spunto dal passato. Un plauso, dunque, alla caparbietà e alla gradevolezza di una comunità che riesce quotidianamente a valorizzare un patrimonio artistico e culturale di primo livello.

Massimo Maneggio

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