Basandosi sulle origini storiche, le comunità italiane che possono dirsi arbëreshe sono circa cinquanta contando una popolazione complessiva di circa centomila persone. Tuttavia, nessuno è oggi in grado di affermare quanti siano ancora coloro che, pur avendo origine italo-albanese, parlano arbëresh e in quali comunità la lingua è persa o si va perdendo.
Secondo l’enciclopedia libera Wikipedia, l’arbërisht è ancora parlato diffusamente in tutte e cinquanta le comunità italo-albanesi.
“Secondo le stime del linguista statunitense Leonard Newmark, nel 1963 i parlanti arbëreshë erano 80.000 persone su una popolazione totale, secondo lo scrittore gallese Meic Stephens, di 260.000 persone (dato del 1976)[9], mentre secondo il linguista Fiorenzo Toso si tratterebbe di 100 000 persone[10][11], di cui una percentuale tra il 70 e l'80% in grado di parlare una delle varietà dell'arbëresh. Le comunità italo-albanesi si trovano dislocate in sette regioni d'Italia: in Abruzzo, provincia di Pescara; Basilicata, provincia di Potenza; in Calabria, provincia di Catanzaro, Cosenza e Crotone; in Campania, provincia di Avellino; in Molise, provincia di Campobasso; in Puglia, provincia di Foggia e di Taranto; e in Sicilia, provincia di Palermo. Nei 50 paesi arbëreshë l’arbërisht è ancora la lingua madre, continuando a essere ampiamente parlato e diffuso; in alcuni casi, insieme all'italiano, è lingua comunale ufficiale.”
E’ evidente a tutti gli arbëreshë che quanto scritto su Wikipedia è falso. Ci sono, infatti, comunità dove non vi sono più abitanti albanofoni e altre dove l’arbërisht è parlato solo dagli anziani. Tuttavia, non esistono stime ufficiali a questo riguardo né sono state effettuate indagini approfondite. Se così non fosse vi preghiamo di segnalarcele. Jemi.it ha deciso di dare spazio alle poche iniziative minori (intendendo con tale termine le iniziative non tese specificatamente a quantificare il fenomeno dal punto di vista linguistico) che hanno come scopo la quantificazione del numero di persone capaci parlare l’arbërisht.
E’ evidente che il parametro maggiormente significativo è legato al numero di bambini in grado non solo di comprendere ma anche di parlare l’arbërisht. Una indagine in tal senso è stata compiuta dalla Prof.ssa Carmela Perta (Università di Chieti-Pescara) nel volume “Language decline and death in three Arbëresh communities in Italy. A sociolinguistic study” ed ha avuto come obiettivo le comunità di Portocannone, Campomarino e Ururi.
Pubblichiamo oggi una indagine effettuata dalla Dott.ssa Rosa Carbone nell’ambito della sua tesi di laurea che ha avuto come obiettivo principale l’analisi della capacità di attrattiva in termini turistici della cultura e della lingua minotirataria nei comuni arbëreshë della provincia di Cosenza. Com’è evidente, la finalità principale dello studio non è stata quella di monitorare la diffusione della lingua arbëreshe nelle comunità analizzate. Tuttavia, l’aspetto linguistico è stato giustamente e lodevolmente valutato come misura della vitalità delle tradizioni culturali da valorizzare, eventualmente, in termini turistici. Ringraziamo la Dott.ssa Carbone per aver condiviso con Jemi.it i risultati del suo lavoro.