"Il 15 di questo mese di agosto, memoria del venerato transito della gloriosissima Signora nostra, la Madre di Dio e sempre vergine Maria". Il Synassarion indica la morte di Maria come transito (metàstasis) venerato (sevàsmios). E il kondàkion spiega: "Quale Madre della vita, alla vita l'ha trasferita Colui che nel suo grembo sempre vergine aveva preso dimora". Il riferimento alla venerazione del pio transito riporta la tradizione, invalsa a Gerusalemme dal secolo V, di celebrare la "Dormizione" di Maria. Questa è la denominazione entrata nell'uso liturgico bizantino mentre nella tradizione occidentale è prevalsa la terminologia di "Assunzione". La dormizione è una delle grandi feste teomitoriche bizantine, preceduta da 14 giorni di digiuno. Popolarmente la festa viene sottolineata dal canto serale della Paràklisis, canone attribuito al Damasceno.
.
S. Giovanni di Damasco, seconda metà del secolo VII, ha avuto un ruolo importante per il rafforzamento della celebrazione di questa festa. Tra l'altro la Patrologia Greca (PG 96, 700-762) ci riporta tre sue omelie "Sulla Dormizione", da lui pronunciate a Gerusalemme sul luogo stesso che la tradizione indicava come luogo della sepoltura di Maria. La bolla Munificientissimus con cui Pio XII proclamò il dogma dell'Assunzione di Maria al Cielo (1950) cita fra le testimonianze in favore anche quella del Damasceno.
L'innografia ha messo in uso elementi della tradizione e aspetti teologici con il risultato di una presentazione mistagogica, che introduce al mistero del destino finale dell'uomo. La realizzazione anticipata per Maria manifesta la sorte dell'umanità. Nel simbolo di fede si professa: "Aspetto la risurrezione dei morti e la vita eterna".
Nella prima omelia sulla dormizione il Damasceno dice: "A colei che conservò intatta la verginità, dopo la morte il corpo fu custodito incorruttibile, e venne trasferito in una dimora migliore e più divina, non soggetta alla morte, ma destinata a durare per gli infiniti secoli dei secoli" (Giovanni Damasceno, Omelie cristologiche e mariane, Citta Nuova Roma, 1980). Il kathisma dopo la seconda sticologia del mattutino mette insieme la concelebrazione tra cielo e terra (angeli, apostoli e noi oggi). L'inno menziona: "Il venerabilissimo coro dei sapienti apostoli, è stato prodigiosamente riunito per dare gloriosa sepoltura al tuo corpo immacolato...Insieme a loro anche le folle degli angeli, celebravano il tuo transito facendone sacre lodi, e anche noi con fede lo festeggiamo".
Per riassumere il significato complessivo, il doxasticon del vespro descrive l'ingresso nel Regno dei cieli in analogia alla Pasqua del Signore: "Le schiere degli angeli guardavano con stupore e a testa china dicevano: "Aprite le vostre porte e accogliete Colei che ha partorito il Creatore del cielo e della terra".
Eleuterio F. Fortino