Vantaggi linguistici e cognitivi del bilinguismo precoce
Ellen Bialystok, neuroscienziata cognitiva e docente di psicologia alla York University a Toronto, vincitrice del Killam Prize 2010 per le Scienze Sociali, ha dedicato il suo lavoro al bilinguismo. Come riassume lei stessa, contrariamente alle idee più diffuse fino a non molto tempo fa, la ricerca recente ha mostrato che il bilinguismo ha effetti positivi sullo sviluppo cognitivo dei bambini in certe aree.Come risulta sottoponendo i bambini ad una serie di test, i bambini bilingui tra i 4 e gli 8 anni hanno un vantaggio rispetto ai monolingui nel controllo selettivo dell’attenzione. Si tratta della capacità di concentrarsi selettivamente su un’azione, riuscendo ad evitare interferenze. E’ stato visto ad esempio che durante la guida dell’auto, monolingui e bilingui che venivano disturbati da un altro compito, ad esempio parlare al cellulare, subivano tutti delle conseguenze, ma i bilingui in misura minore. Probabilmente questa capacità di controllare l’attenzione e limitare l’influsso di stimmoli di disturbo viene potenziata dall’avere due diverse lingue che in qualche modo sono in competizione tra di loro, e il bilingue deve di volta in volta selezionare la lingua adatta alla situazione in ci si trova e inibire l’altra. In questo caso, un’esperienza linguistica mostra i suoi effetti su capacità cognitive più generali ed è questa la scoperta più sorprendente e inattesa.
Un altro vantaggio che hanno i bilingui è sul piano della consapevolezza metalinguistica, cioè sulla capacità di riflettere sulla forma e non solo sui contenuti di un messaggio. Per fare un esempio, di fronte ad una frase come ‘Il gatto abbaia’ i bambini monolingui rispondono che ‘non ha senso’ o ‘è stupida’ mentre i bilingui dicono ‘è stupida ma corretta!’ dimostrando di dare una particolare attenzione appunto alla forma linguistica. Sul fronte scolastico, quando imparano a scrivere, i bambini che hanno due lingue con lo stesso sistema di scrittura (italiano e francese) sono più veloci ad imparare a leggere, mentre i bambini che affrontano contemporaneamente due sistemi di scrittura diversi (italiano e cinese) non mostrano difficoltà o svantaggi rispetto ai monolingui.
Tuttavia, non ci sono solo vantaggi: in particolare, un compito linguistico in cui risulta uno svantaggio per i bambini bilingui è quello del numero di parole conosciute. Spesso, infatti, i bilingui conoscono un numero inferiore di parole rispetto ai monolingui in ciascuna lingua. Di questo aspetto ha parlato Letizia qui su BpG.
In un lavoro in corso di pubblicazione, E. Bialystok cerca di capire attraverso quali meccanismi i bilingui ottengono i vantaggi nel campo della consapevolezza metalinguistica e dell’attenzione, andando a precisare dunque i risultati già noti. Per prima cosa, il beneficio esercitato dal bilinguismo sulla funzione esecutiva, cioè sul controllo selettivo dell’attenzione, si correla al tempo passato in un programma di immersione bilingue: sia per bambini che per adulti, dunque, questo tipo di vantaggio aumenta con l’esperienza in un contesto bilingue. I risultati che riguardano la consapevolezza metalinguistica sono più complessi: sembra che il bilinguismo dia inizialmente una buona consapevolezza che però non si accresce con l’esperienza, ma dipende dal livello di competenza raggiunto.
I risultati presentati in questo studio indicano due fattori come responsabili dei vantaggi dei bambini bilingui: il raggiungimento di un buon livello di competenza che ha riflessi sulla consapevolezza metalinguistica e un tempo piuttosto lungo in cui entrambe le lingue sono usate, che aiuta il processo a diventare più automatico ed esperto.
Quali conseguenze si possono trarre da questi risultati? Il bilinguismo infantile è un’esperienza che ha ricadute positive sullo sviluppo dei bambini ed è quindi importante, ad esempio in caso di emigrazione, che le famiglie mantengano la lingua madre e che offrano ai figli la possibilità di impararne anche la lettura e la scrittura. Tuttavia, per il pieno successo scolastico, è altrettanto importante che i bambini acquisiscano piena conoscenza della lingua dell’istruzione del loro nuovo paese. Questo compito dovrebbe essere a cura della scuola che, messa in grado di apprezzare il bilinguismo dei bambini, dovrebbe poter avere le risorse per diffonderlo tra tutti i bambini, immigrati e non, e sostenere contemporaneamente la lingua dell’istruzione: le lingue, infatti, non sono in competizione tra di loro e sono anzi in grado di collaborare per potenziare le abilità cognitive dei bambini.