
In questa illustre data la promessa del Signore agli Apostoli di un invio dello Spirito Santo, della «potenza dall'alto», divenne realtà. «Ed apparvero ai loro occhi delle lingue come di fuoco che si dividevano, e ciascuna di esse andava a posarsi su uno di loro, e tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava ad essi il potere di esprimersi» (Atti, 2, 3-4).
L'Apostolo Pietro, ispirato e rinvigorito dal Santo Spirito, parlò il giorno della Pentecoste alla folla che si raccolse di fronte alla casa degli Apostoli. «Essi dunque, ricevuta con gioia la Sua parola, furono battezzati, e si aggiunsero in quel giorno quasi tremila persone» (Atti, 2, 41).
Con la discesa dello Spirito Santo alla Pentecoste, si mostrò solennemente al mondo la Chiesa, che prosegue l'opera del Signore sulla Terra. Sul monte Sinai la consegna della legge a Mosé aveva reso gli Israeliti il popolo eletto di Dio. Così anche in quel momento con l'effusione del Santo Spirito sugli Apostoli nacque il nuovo popolo eletto di Dio, la nostra santa Chiesa.
Dopo di ciò che è stato detto sul contesto storico della festa della Pentecoste, andiamo alla descrizione e all'interpretazione del significato che hanno le figure dell'icona. «Non è assolutamente una semplice trasposizione in immagini del testo degli Atti. Essa confronta tutti i testi delle Scritture, segue la liturgia e traccia una prospettiva infinita che va al di là di un istante di storia per esprimere l'intima ragione dei fatti» (P. Evdokimov).
Descrizione dell'Icona. L'icona della Pentecoste presenta un loggiato: è il piano rialzato «su cui si trovavano a dimorare» gli Apostoli dopo l'Ascensione del Cristo. Divisi in due gruppi, essi sono seduti su un banco semicircolare con spalliera e poggiapiedi. Ai due capi del semicerchio sono i principi degli Apostoli Pietro e Paolo. Terzo a destra di Pietro è l'Apostolo e Evangelista Luca e dirimpetto a lui l'Apostolo ed Evangelista Marco, terzo a fianco di Paolo. Seguono i rimanenti Apostoli in ordine di età. Le due file sono chiuse dai due discepoli più giovani. Sono tutti sereni, con espressione dolce e sguardo pensieroso. Reggono dei rotoli, all'infuori dell'Apostolo Paolo, che tiene un volume. Questi simboleggiano il carisma dell'insegnamento che essi ricevettero dallo Spirito Santo. In mezzo ai due Principi degli Apostoli si scorge un seggio vuoto: è il seggio di Cristo, del divino Capo della Chiesa raffigurata dalla Pentecoste.
Nella parte superiore dell'immagine viene raffigurato il cielo per mezzo di un settore di cerchio. Da questo promanano due fasci di raggi, dodici in totale, che scendono verso gli Apostoli.
«Sotto il sedile su cui sono seduti gli Apostoli è ritratta una figura di vecchio con una corona in testa e con una barba particolarmente arrotondata, che regge con le due mani un sudario, dentro il quale appaiono dodici rotoli, cioè pergamene avvolte. Questo vecchio rappresenta il Cosmo, le dodici pergamene i dodici cicli in cui fu dato di poter annunciare all'ecumene il Verbo di Dio da parte degli Apostoli.
Nelle icone più antiche della Pentecoste, al posto del Mondo vengono dipinti alcuni uomini di diverse razze, vestiti con abiti strani e volti in alto, come se ascoltassero in estasi l'annuncio degli Apostoli, e sopra di loro l'iscrizione Laoi, Fulai kai GlOssai (Popoli, Razze e Lingue). Costoro rappresentano gli uomini delle diverse etnie, che si trovarono a Gerusalemme il giorno della Pentecoste, all'ora in cui discese lo Spirito Santo e che, non appena udirono la voce che si era levata al momento della visita del Santissimo Spirito, si riunirono in quella dimora, in cui si trovavano i santi Apostoli, ed erano perplessi, poiché ciascuno di essi udiva nella propria lingua l'annuncio che usciva dalle bocche dei discepoli di Cristo, secondo il contenuto degli Atti degli Apostoli» (F. Kóndoglu).
2. Il significato dell'icona. Come ci informano gli Atti degli Apostoli, il giorno di Pentecoste si trovavano «al piano di sopra» circa centoventi persone. Di conseguenza non furono solo gli Apostoli a ricevere il dono del Santo Spirito; «furono riempiti di Spirito Santo» tutti gli astanti. Per di più l'Apostolo Pietro nel suo discorso del giorno di Pentecoste confermò che tutti coloro che si sarebbero pentiti e fatti battezzare, avrebbero ricevuto «il dono (doreá) del Santo Spirito». Ne deriva che i centoventi discepoli impersonificano l'intera Chiesa. Per il pittore bizantino essi sono rappresentanti della Chiesa di tutte le generazioni e di tutti i secoli. Questo è il motivo per cui, sebbene i personaggi seduti siano dodici, questo numero non corrisponde a quello dei dodici Apostoli: l'Apostolo Paolo e gli Evangelisti Luca e Marco che sono ritratti nell'icona non appartenevano direttamente alla cerchia dei discepoli del Signore. Nel contemplarli, dunque, il nostro sguardo spazia dalla stretta cerchia dei discepoli al più vasto e perciò più popoloso mondo della Chiesa.
In contrapposizione alle sante figure degli Apostoli si pone la persona simbolica del Mondo. Su di essa leggiamo un testo del XVII secolo: «Perché nella discesa dello Spirito Santo è rappresentato un uomo seduto in un cantuccio oscuro, curvato dagli anni, rivestito di un abito rosso, con un diadema regale sul capo e con una stoffa bianca nelle mani, che contiene dodici rotoli scritti? L'uomo siede in un cantuccio oscuro perché il mondo era prima d'allora senza fede; è curvato dagli anni perché era invecchiato dal peccato di Adamo; la sua veste rossa mostra i sacrifici cruenti del maligno; il diadema regale mostra il peccato che governava il mondo; la stoffa bianca nelle sue mani con i dodici rotoli significa i dodici Apostoli che portavano con il loro insegnamento luce all'ecumene».
Così nella nostra icona la contrapposizione è violenta. Nella parte alta la luce, il cosmo bello dello Spirito. In quella bassa la tenebra, il mondo dell'ignoranza e del peccato.
Cristo Dio nostro «che mostrò in tutto savi i pescatori», è «lo stesso ieri e oggi e nei secoli» (Ebrei, 13, 8). Perciò dobbiamo invocarLo nella nostra preghiera affiché ci illumini e ci santifichi con il Santo Spirito, che è «il guardiano e santificatore della Chiesa, l'amministratore delle anime, il governatore di coloro che si trovano nella procella, la guida verso la luce di coloro che vagano, che insignisce del premio coloro che lottano e incorona coloro che hanno vinto» (Cirillo di Gerusalemme, Catech. 17, 3).
Tratto da Ch. G. Gótzis, O mistikòs kósmos tôn Vizandinôn ikónon (Il mondo mistico delle icone Bizantine), Diaconia Apostolica, Atene 1995².