Benvenuto al nostro vescovo! Mirë se na erdhe, peshkpu ynë!
Ecco il saluto con cui, nel grande aeroporto Ezeiza di Buenos Aires, Sua Ecc. Reverendissima Mons. Ercole Lupinacci è stato accolto nella sala degli arrivi da un grupetto di fedeli arbëreshe. Appena fuori, lo sguardo si è posato su estese strade bucherellate avvolte in una misteriosa nube che ha fatto notizia in tutto il mondo (una grande zona di boscaglia e cespugli è stata incendiata).
.Scherzando dato la situazine surreale, qualcuno ha fatto alusione all’incenso che i bizantini usano, come se l’intera città si fosse trasfomata in una cattedrale. Per fortuna il fumo si è diradato dopo qualche giorno senza gravi conseguenze per la vita e la salute delle persone. Se non si è allergici o asmatici la situazione non pareva drammatica ma solo assurda. Anche in questa visita, come altre volte, i padri della Parrocchia Anunciacion di Luis Guillon ci hanno offerto ospitalità.
E’ venuto subito a incontrarci il diacono
Carlos, che ha offerto la sua parlata
castigliana scorrevole e fluida come la
corrente di un fiume in piena, difficile da
comprendere. Carlos si occupa da vicino
della nostra missione S.Jorge dove
guida la comunità in attesa della venuta
di un sacerdote stabile.
Di fronte alle domande del mondo e alle
esigenze dell’annuncio del Vangelo per i
nostri fedeli arbëreshë di rito bizantino, si
tenta di dare una prima risposta partendo
da una pastorale che tenga presente quanto
già esiste e aprendo strade nuove, alla
luce di quanto il Signore di volta in volta ci
offre. Infatti la chiesa bizantina accoglie gli
arbëreshë in occasione delle feste. La comunità
degli emigrati arbëreshë in Buenos
Aires è una comunità che dimostra senso
di appartenenza al rito e alla propria identità.
Manifesta una fede di fondo che si realizza
in grandi slanci, soprattutto in particolari
momenti ecclesiali come la visita del
vescovo e le feste patronali dei paesi di
provenienza e nei momenti fondamentali
dell’anno liturgico.
Per questo il vescovo di Lungro si impegna
a continuare ad annunciare il
Vangelo sfidando le distanze; ma anche
i nostri fedeli fanno un poco di strada
per arrivarci alla chiesa dato la grandezza
della città. La chiesa li porta alle proprie
radici e tutti hanno bisogno di
riappropriarsene per ripartire mantenendo
l’identità, con una fede adulta, passando
dalla consuetudine alla convinzione,
per integrare la fede con la vita.
Si sente insieme il bisogno che le nostre
comunità di emigranti devono
attestarsi alla centralità della fede e rifare
proprio il compito di educarvi le giovani
generazioni mantenendo la memoria
delle origini.
Accanto alla pastorale degli arbëreshë,
la Chiesa di S. Giorgio si occupa della
comunità che vive attorno. Socialmente
la periferia presenta una realtà variegata.
Si rileva la presenza di molti emigrati
da altri paesi latino-americani più poveri:
spesso, non sono pienamente inseriti
nel contesto sociale. Sono stato travolto
da emozioni di intensa rarità, durante i
vari spostamenti, nel barrio (quartiere),
dove si osserva una situazone di disagio.
Infatti intorno alla chiesa le casupole
di fortuna degli emigranti boliviani, la
mancanza della rete fognaria e la strada
senza asfalto ricorda l’Italia del 900. Altrove
nella periferia le baracche sparse
tra cumuli di imondizia, anche nel migliore
dei casi, somigliano a veri e propri “parcheggi
umani”. Certo, nell’osservare si
può temere di cadere nel giudizio affrettato,
e un certo pudore dell’osservatore
magari riesce a salvaguardare la dignità
umana. I meravigliosi spettacoli che la
natura incessantemente propone: fioriture, tramonti, praterie ondeggianti al
vento, albe sognanti etc. non tengono in
nessun conto se vengono osservati o
meno. Nel caso delle persone umane, ci
vorrebbe una rivoluzione copernicana
che mettesse al centro Dio e il suo insegnamento
che spingesse a non rimanere
indifferenti.
Durante la permanenza nostra abbiamo
celebrato la Divina Liturgia ogni mattina
nella chiesa di S. Giorgio.
Domenica 20 aprile 2008, la Divina Liturgia
ha fatto radunare intorno al pastore
di Lungro, i fedeli che abitano intorno
alla chiesa.
Il 27 aprile 2008, giorno della festa
patronale della Chiesa, numerosi fedeli
arbëreshë sparsi per la grande città,
sono arrivati a Luis Guillon per festeggiare
il santo patrono. La cerimonia è
iniziata con la benedizone dei locali della
canonica che sono stati ultimati. In tanti
hanno potuto pregare e poi curiosare
nelle stanze della casa.
Subito dopo,
siamo tornati in chiesa dove è stata benedetta
la nuova icona di S. Giorgio portata
dal vescovo da Lungro, opera del
artista Josif Droboniku. E’ seguita la Divina
Liturgia solenne avendo come
concelebranti alcuni padri Missionari
dell’Immacolata – p. Hector, p. Tom, p.
Roberto, p. Eduardo. La chiesa gremita
era calda come un alveare. Il vescovo
ha tenuto l’omelia prendendo lo spunto
dalla domenica del cieco nato.
La processione in seguito, ha avuto una
numerosa partecipazione. L’icona portata
in processione e la banda musicale
hanno abbellito le stradine del percorso,
e la devozione sostenuta da preghiere e
canti hanno fatto gioire il cuore dei nostri
emigrati.
Nella tavolata festosa dopo la processione,
mi sono piacevolmente intrattenuto
con i fedeli italo-albanesi presenti. Abbiamo
scambiato pareri sulla vita e sui misteri
che ci assediano. Mi ha sorpreso la
gentilezza e la semplicità dell’incontro. E’
faticoso “immaginare di incontrarsi”, quanto
lieve, fresca e stimolante è l’esperienza
diretta “dell’incontro”.
Sembrava una scena di famiglia è sorprendente
l’acume del discorso e il vivo
amore che ognuno porta al proprio paese.
Mi pare si viva con una sensazione
di leggerezza, caratteristica di ogni situazione
altamente definitiva ma vissuta
come provvisoria.
Erano presenti al pranzo il nuovo sindaco
di Luis Guillon, il dott. Fernando Gray
e il console italiano dott. Michelangelo
Falino. In questa occasione è stata consegnato
al nostro vescovo un attestato
come “Ospite d’onore” del comune di
Esteban Echeverria.
Alla fine del pranzo c’è stato un saluto
del vescovo ai fedeli provenienti dai vari
paesi. Infatti abbiamo incontrato fedeli
da Lungro, Firmo, Aquaformosa,
Frascineto, Eianina, San Benedetto
Ullano, Vaccarizzo Albanese.
Come tutte le volte i nostri fedeli italoalbanesi
mostrano grande gratitudine
quando si incontrano con il loro pastore.
C’è un’attrazione particolare verso il paese
d’origine che si manifesta nel desiderio
di ricambiare la visita ritornando così
nei loro paesi. Quando la pioggia cade,
crescono i germogli delle speranze.
Per visualizzare il servizio fotografico completo accedere alla Galleria multimediale di Jemi.
da Lajme Gennaio-Aprile 2008