Filologi e studiosi vari hanno dimostrato che nei testi più antichi dell’umanità puoi trovare briciole di parole di origine albanese. Sono state rinvenute alcune tabelle di bronzo risalenti a trentasette secoli fa nelle quali si trovano anche nomi illiri che corrispondono antoponomicamente a nomi illiri come “Dasi” e “Gent”, ecc. Questi nomi illiri si ritrovano anche in tempi più recenti, però la loro etimologia è rimasta ignota. Nelle opere grandiose di Omero, soprattutto nell’Odissea (versi 500, 501, 507), si legge anche un’espressione come “Gyraien Petren”, che si traduce come “Gurin e gurte:” (la pietra di pietra).
.
Nell’epopea di Omero si racconta che l’eroe Aiace d’Oileo dopo la
caduta di Troia, navigando per mare, giunse in un’isola chiamata Guras
Petras. Poseidone, il dio dei mari, colpì con il tridente Aiace e una
parte dell’isola sprofondò assieme al malaugurato navigatore. Secondo
il filologo e patriarca Spiro Konda, il nome della
suddetta isola era Gur, un nome che ebbe origine molto prima dei
navigatori greci. In tempi più recenti, i navigatori greci hanno
chiamato l’isola con il nome Guras Petras, facendo così una tautologia;
così questo nome ellenico antichissimo contiene il nome illiro ancora
più antico Gur, riconducibile ad un periodo storico anteriore rispetto
alle epopee di Omero. Se accettiamo che Omero sia vissuto nel VII
secolo a.C., allora dobbiamo dire che la parola Gur usata dai Pelasgi e
dagli Illiri, e che è tutt’oggi in uso come una parola essenziale della
lingua albanese, si documenta come la parola più antica della nostra
lingua (albanese) in un monumento letterario grandioso dell’umanità
come le opere di Omero. Anche in tempi più recenti altri autori, per
esempio il grande poeta greco Archiloco, si ritrova la tautologia
illiro-greca nella forma Gurai Petras. Nel 1920 negli scavi
archeologici di Dodona è stata trovata una tabella di bronzo con il
nome Guras, nome proprio di uomo. Questo nome illiro si trova come
toponimo anche a Creta, Kylkade e Tessalia. Lo storico antico Arriano,
nel suo libro su Alessandro Magno (4,23) dice che: durante la campagna
in India “Alessandro Magno attraversò un paese chiamato Guraioi, nel quale si trovava un fiume avente lo stesso nome”.
Leggendo con attenzione la sacra bibbia abbiamo trovato una
testimonianza unica quasi due secoli più antica dei testi di Omero,
nella quale si trova la parola illiro albanese Gur. La frase si trova
nel secondo libro dei re (9,27). Là si racconta l’episodio di come Ieu
fece una rivolta e uccise Acazia, diventando lui stesso il re della
Giudea e di Israele. Ho consultato alcuni testi della Sacra Bibbia in
albanese. Nella versione stampata a Brindisi nell’anno 1995 alla pagina
424 si legge “Dhe e gjuajtën (Akazian) në të përpjetën e Gurit që është afër Iblehamit“
. Nella versione della Sacra Bibbia stampata a Jongloed, nell’anno
1993, pagina 398, si legge “pranë vëndit ku rruga është drejt Gurit e
kthen për në drejtim të Jiblamit” . Nella versione della Sacra Bibbia
in albanese pubblicata da « The Albanian Bible Society » a Firenze nel
1995, pagina 722, si legge : ”E gjuajtën në të përpjetën e Gurit që
është afër Iblemit” . È interessante leggere come il toponimo Ibleam si
scriva in diversi modi Jiblam oppure Iblami, mentre, in tutti i
suddetti casi, il toponimo del posto chiamato Gur non cambia. Per
verificare ulteriormente il toponimo Gur ho controllato le traduzioni
delle bibbie in greco e in latino. In tutti e due i casi questo
toponino si trova nella forma Gur. Nella “Holy Bible”, nella
“International version”, pubblicato dall”International Bible Society”,
nell’anno 1984 alla pagina 267 il passaggio è “on the way up to Gur
near Ibleam”. Ne “La Bible”, “Nouvelle edition revue” Parigi, (tradotto dall’originale ebraico e greco), alla pagina 440 si legge “à la montée de Gour près Yivleim”.
È chiaro che in tutte le versioni della bibbia scritte nelle lingue più
diffuse il toponino è Gur. Questa è la prova che la parola albanese Gur
è stata tramandata come toponimo ed è rimasta ferma al secondo libro
dei re scritto nel IX secolo a.C.. Leggendo la bellissima traduzione in
albanese del vecchio testamento, fatta da Don Simon Filipaj pubblicato
nel 1994, capolavoro filologico della lingua albanese, alla pagina 448,
alla nota numero 27, di dà la spiegazione geografica del posto dove Ieu
uccise Acazia. Così Ibleam oggi si chiama Tel Belame e si trova al sud
di Jenin, quasi dieci chilometri a sud di Israele, nella strada verso
Gerusalemme. Questo vuol dire che anche il posto che si chiama Gur non
è molto lontano dalla città santa. Una ricerca fruttuosa potrebbe
essere cercare di verificare se il toponino Gur esiste ancora oppure è
stato cambiato. Quello che è importante per noi albanesi è che la
parola albanese Gur si documenti nei testi biblici di 2900 anni fa.
Questa è la testimonianza più antica di una parola albanese che usata
regolarmente oggi. Non è affatto una scoperta semplice e soprattutto
non ci può essere alcuno scetticismo. Il mio amico Petro Zheji,
nel suo libro“ Shqipja Dhe Sanskritishtja” , pubblicato nel 1996,
tratta ampliamente della parola Gur e la definisce una delle parole più
antiche dell’umanità, una parola che si ritrova in tante lingue del
mondo, si trova in sanscrito nella forma Giri oppure in latino Gravis (pesante), in slavo Gora (montagna), Granica (confine), in tedesco Gral (pietra sacra) e in greco Aguridhe
(uva acerba, dura come la pietra). Petro Zheji crea equazioni
etimologiche che hanno come radice la parola Gur come nel nome di Gorgona (il cui sguardo trasforma tutto in pietra).
Ha anche scoperto che la tomba di Timurlen in Sammarcanda si chiama
“Gur-i-mire” (pietra buona). Secondo Zheji, la parola Gur si ritrova a
partire dalla vecchia e lontana India fino ai confini del nord
d’Europa. È una parola utilizzata dai Pelasgi, l’hanno ereditata gli
Illiri ed è una parola viva solo in un popolo del mondo: gli albanesi.
Gur, parola monosillaba, fa parte delle prime parole dell’umanità.
È interessante che il capolavoro poetico del grande poeta romano Lucano (I secolo d.C.) “Pharsalia”, nel libro VI, dove si racconta la storica battaglia della città di Durazzo fra Cesare e Pompeo, possiamo leggere il nome di una grande roccia che oggi si chiama “shkembi i Kavajes” (la roccia di Kavaja). Lucano dice espressamente che “il taulant la chiama Petra”. Infatti Petra è l’ellenizzazione del toponimo Gur. È talmente vero che nei documenti medievali si nomina la chiesa di Shen Kollit (Nikolles) che più tardi nella lingua albanese ha dato il nome al paese “Shkallnur (Shen Kolli i gurit) . Questo vuol dire che il fatto che il nome di questa roccia, che si trova a Sud della città di Durazzo, contenga la radice Gur significa che ha sopravvissuto negli anni indipendentemente dal fatto che i cronisti fossero latini o greci o che avessero utilizzato altre parole o altri nomi. Per questa grande roccia è stato tramandato il nome originario dei tempi più remoti. Anche il nome dell’isola di Saseno , vicino Valona, è legato al latino volgare “Saso” che vuol dire Gur. Questo significa che, anche nei tempi più remoti, l’isola è stata sempre chiamata Gur. Il fatto collega l’isola albanese con quel soggetto omerico di “Guras Petras” del quale abbiamo già parlato. In conclusione, la parola Gur è l’emblema linguistico più antico della lingua albanese.
Si tratta della scrittura lineare B di Creta, tradotto da M. Ventris.
Nella mitologia greca, Aiace, figlio di Oileo, re della Locride, e comandante dei locresi durante la guerra di Troia; detto “di Oileo” o Oilìde, per distinguerlo da Aiace Telamonio, figlio di Telamone. Dopo la caduta della città, violò il tempio di Atena trascinando via la profetessa Cassandra dall’altare della dea, la quale implorò il dio Poseidone di vendicare il sacrilegio. Quando i greci salparono per tornare in patria, Poseidone scatenò una terribile tempesta; Aiace naufragò, ma riuscì a salvarsi: si aggrappò a uno scoglio, vantandosi di essere un uomo che il mare non poteva sconfiggere. Udendo quelle parole, Poseidone spezzò lo scoglio con il suo tridente e Aiace fu travolto dalle onde.
Contributo proposto da Atmir Ilias che la redazione di Jemi ringrazia pubblicamente.
È interessante che il capolavoro poetico del grande poeta romano Lucano (I secolo d.C.) “Pharsalia”, nel libro VI, dove si racconta la storica battaglia della città di Durazzo fra Cesare e Pompeo, possiamo leggere il nome di una grande roccia che oggi si chiama “shkembi i Kavajes” (la roccia di Kavaja). Lucano dice espressamente che “il taulant la chiama Petra”. Infatti Petra è l’ellenizzazione del toponimo Gur. È talmente vero che nei documenti medievali si nomina la chiesa di Shen Kollit (Nikolles) che più tardi nella lingua albanese ha dato il nome al paese “Shkallnur (Shen Kolli i gurit) . Questo vuol dire che il fatto che il nome di questa roccia, che si trova a Sud della città di Durazzo, contenga la radice Gur significa che ha sopravvissuto negli anni indipendentemente dal fatto che i cronisti fossero latini o greci o che avessero utilizzato altre parole o altri nomi. Per questa grande roccia è stato tramandato il nome originario dei tempi più remoti. Anche il nome dell’isola di Saseno , vicino Valona, è legato al latino volgare “Saso” che vuol dire Gur. Questo significa che, anche nei tempi più remoti, l’isola è stata sempre chiamata Gur. Il fatto collega l’isola albanese con quel soggetto omerico di “Guras Petras” del quale abbiamo già parlato. In conclusione, la parola Gur è l’emblema linguistico più antico della lingua albanese.
Si tratta della scrittura lineare B di Creta, tradotto da M. Ventris.
Nella mitologia greca, Aiace, figlio di Oileo, re della Locride, e comandante dei locresi durante la guerra di Troia; detto “di Oileo” o Oilìde, per distinguerlo da Aiace Telamonio, figlio di Telamone. Dopo la caduta della città, violò il tempio di Atena trascinando via la profetessa Cassandra dall’altare della dea, la quale implorò il dio Poseidone di vendicare il sacrilegio. Quando i greci salparono per tornare in patria, Poseidone scatenò una terribile tempesta; Aiace naufragò, ma riuscì a salvarsi: si aggrappò a uno scoglio, vantandosi di essere un uomo che il mare non poteva sconfiggere. Udendo quelle parole, Poseidone spezzò lo scoglio con il suo tridente e Aiace fu travolto dalle onde.
Contributo proposto da Atmir Ilias che la redazione di Jemi ringrazia pubblicamente.