I cristiani non celebrano la
Pasqua nella stessa data. Anche quest'anno mentre i cristiani
d'occidente, cattolici e protestanti, la celebrano il 12 aprile gli orientali
la festeggiano una settimana dopo. In occidente e in oriente per il computo del
giorno di Pasqua si usano due diversi calendario: quello gregoriano in
occidente e quello giuliano in oriente.
.
Qualche anno, per una coincidenza di
calcoli, la Pasqua
cade lo stesso giorno, altre volte quella orientale viene determinata più tardi
e perfino a distanza di un mese. Certo tutti noi cristiani crediamo che Gesù
Cristo "il terzo giorno risuscitò". E questo è il fatto decisivo, importante,
caratterizzante la fede cristiana.. Tuttavia la differenziazione della
celebrazione è un'anomalia grave per la testimonianza cristiana nel mondo.
L'origine della diversità
In occidente nel secolo XVI era stato constatato uno scarto fra la realtà astronomica ed il computo del calendario in uso che rimontava a Giulio Cesare e perciò detto giuliano. In base alle decisioni del Concilio di Trento, il Papa Gregorio XIII aveva chiesto lo studio per la correzione del calendario all'apposita Congregazione presieduta dal cardinale calabrese G. Sirleto. Questi consultò astronomi di chiara fama. Dopo 10 anni di indagine l'astronomo calabrese Luigi Giglio presentò i risultati. Per mettersi al passo con il tempo astronomico occorreva recuperare 10 giorni. Gregorio XIII il 24 febbraio del 1582 emanò la bolla Inter Gravissimas con entrata in vigore nel mese di ottobre. Si aprì una rete diplomatica di contatti con gli stati e con le Chiese per l'accettazione del nuovo calendario. Dopo una fase promettente con il Patriarcato Ecumenico, questi contatti fallirono anche per un pesante intervento delle autorità ottomane, che forse vedevano nell'eventuale accordo un avvicinamento della Chiesa ortodossa all'occidente e quindi una minaccia per lo stesso impero (Cfr. Vittorio Peri, Due date - Un' unica Pasqua, Ed. Vita e Pensiero, Milano 1967). La riforma di Gregorio XIII è stata accolta dai paesi dell'Europa occidentale che l'hanno introdotta in America, Asia e Africa. In seguito vi aderirono anche gli stati dai paesi dell'Europa orientale. Ma fra i cristiani di occidente che accettarono la riforma e le Chiese di oriente si stabilì una diversità che perdura tuttora. Oggi il calendario giuliano ha 13 giorni di ritardo nei confronti del gregoriano.
Il Concilio di Nicea (325)
La diversità proviene dall'adeguamento o meno del calendario al dato astronomico. Il principio però per stabilire la Pasqua è identico per tutti. E proviene dal primo concilio ecumenico di Nicea (325). Quel concilio era stato convocato dall'imperatore Costantino per portare la pace nell'impero, turbato dalla controversia ariana e dalla divergenza sulla data di Pasqua fra i cristiani d'oriente e di occidente. La decisione presa era che tutti avrebbero dovuto celebrare la Pasqua "nella data dei Romani e degli Alessandrini". Per l'importanza scientifica che aveva la città di Alessandria, è stata incaricata la Chiesa di questa città per determinare e comunicare a tutte le Chiese la data di Pasqua di ogni anno. Il principio emerso è che la Pasqua si celebri la prima domenica dopo la luna piena dopo l'equinozio di primavera (Cfr. I. Ortiz De Urbina, Nicée et Constantinople, Paris 1963). Questo identico principio applicato al calendario giuliano ed a quello gregoriano determina la differenza per la data di Pasqua esistente fra "orientali" ed "occidentali". Quest'ultima espressione comprende una diversità di contenuti. Per "occidentali" si intendono i cattolici latini, i protestanti ed alcune comunità cattoliche orientali come gli italo-albanesi. La Chiesa ortodossa di Finlandia e gli Armeni ortodossi, da parte loro, hanno deciso di celebrare la Pasqua nella data occidentale, mentre i cattolici latini in paesi a maggioranza ortodossa, come quelli di Grecia, celebrano la Pasqua nella data degli ortodossi: Soluzioni pragmatiche queste per celebrare insieme la Pasqua in uno stesso luogo. Rimane comunque che nella configurazione generale orientali e occidentali celebrano la Pasqua in date diverse. Il disagio è comune e le iniziative riemergono di tempo in tempo per l'unificazione.
Nuovo calendario ortodosso (1923)
In una enciclica (1920) il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli sollevava la questione dell'anomalia della data di Pasqua. Nel 1923 il Patriarca Melezio IV convocava a Istanbul una Commissione Interortodossa. Essa si riunì il 24 febbraio e decise un computo aggiornato che quasi coincide con il gregoriano. Questa iniziativa però ha avuto una sorte infelice. Per mantenere la data di Pasqua comune a tutta l'ortodossia si confermò, per la Pasqua, il calendario giuliano. Non si risolveva quindi la questione. Per il resto dell'anno solo le Chiese di Costantinopoli, Grecia, Romania e Cipro assunsero il nuovo computo. In seguito vi aderirono i Patriarcati di Alessandria, Antiochia e Bulgaria, ma non la Chiesa russa, serba, Gerusalemme e l'Athos. Per questa ragione tra gli stessi ortodossi il Natale non si celebra nello stesso giorno in Russia e in Grecia, in Serbia e in Romania, e perfino sul Monte Athos e in Grecia. In più, nelle Chiese che assunsero il nuovo calendario (Grecia, Romania) si sono separati dalla Chiesa ufficiale dei gruppi con vescovi e clero. Sono i cosiddetti vecchio-calendaristi, o paleoimerologhiti che si dicono "autentici ortodossi". Quando oggi gli ortodossi parlano di "ragioni pastorali" che rendono difficile raggiungere una decisione sulla data di Pasqua, si riferiscono proprio a questa situazione.
Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II ha dato due disposizioni per la data di Pasqua di tipo pragmatico per la celebrazione comune della Pasqua.
La prima riguarda una data "fissa" della Pasqua, indicazione questa del tutto nuova. "Il sacro Concilio non ha nulla in contrario a che la festa di Pasqua venga assegnata ad una determinata Domenica nel calendario gregoriano, purché vi sia l'assenso di coloro che ne sono interessati, soprattutto i fratelli separati dalla Comunione con la Sede Apostolica" (Sacrosanctum Concilium, Appendix). A questa proposta hanno manifestato il loro assenso gli "occidentali". Gli "orientali" si sono mostrati molto reticenti. E' un principio diverso da quello di Nicea.
La seconda indicazione provvisoria viene data per il tempo che precede un definitivo accordo sulla data comune di Pasqua. "Fino a che tra tutti i cristiani non si sarà giunti al desiderato accordo circa la fissazione di un unico giorno per la comune celebrazione della festa di Pasqua, nel frattempo, per promuovere l'unità fra i cristiani che vivono nella stessa regione o nazione, è data facoltà...di accordarsi con unanime consenso e sentiti i pareri degli interessati, sul giorno di Pasqua da celebrarsi una stessa domenica" (Orientalium Ecclesiarum, 20). Questo orientamento ha avuto un certo influsso. Alcune comunità cattoliche latine si sono adattate alla data della maggioranza ortodossa. Così come si è accennato, i cattolici latini di Grecia, i latini in Etiopia, quelli in Egitto.
I contatti continuati tra le Chiese
Lo studio della questione resta nelle agende della Chiesa cattolica, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e delle Chiese ortodosse.
a) Chiesa cattolica. Dopo varie iniziative (lettera del Papa ai Capi di Chiese, partecipazione a iniziative di altre Chiese e di organismi ecumenici), che si rivelavano senza incidenza pratica, la Chiesa cattolica, nella linea della decisione del Concilio Vaticano II, riconsiderò il problema nel 1975. La consultazione dei dicasteri della Curia romana si concludeva con l'accordo sulla possibilità di cercare la soluzione "per una data fissa della Pasqua che dovrebbe essere una domenica del mese di aprile, preferibilmente la seconda". Questa proposta in seguito si precisò per "la Domenica che segue il secondo Sabato di aprile". La proposta fatta agli altri cristiani trovava l'accordo degli "occidentali", ma non da parte degli "orientali". Solo la Chiesa di Romania aveva preso con decisione sinodale l'orientamento per una data fissa. Comunque la Chiesa cattolica continuò e continua a porre il problema.
b) Le Chiese ortodosse. La prima Conferenza pan-ortodossa di Rodi (1961) ha inserito nel programma della preparazione del concilio delle Chiese ortodosse il tema del calendario che contiene anche la questione della Pasqua. Il Segretariato per la preparazione del concilio ha organizzato studi ad alto livello.
* Nel 1977 (28 giugno - 3 luglio) ha promosso a Chambésy (Ginevra) un convegno inter-ortodosso di vescovi e di specialisti con la presenza di tre osservatori per la Chiesa cattolica (Eleuterio F. Fortino), la Comunione anglicana ed il CEC (Lukas Vischer). Si considerò l'intera problematica, ma in particolare le implicazioni pastorali per le Chiese ortodosse.
* Nel 1979 (3 febbraio) si confrontarono gli studi degli astronomi consultati (Accademia delle Scienze dell'Urss, l'Istituto astronomico di Heidelberg, l'Osservatorio di Ginevra, il Laboratorio astronomico dell'università di Atene). Ovviamente questi studi mostravano il "ritardo" del calendario giuliano e l'esigenza di una riforma. Tutti gli atti sono pubblicati (Cfr. Synodica, V, Chambésy - Genève 1981, pp.7 - 149)
* Nel 1982 (3 - 12 settembre) la seconda Conferenza pan-ortodossa pre-conciliare prendeva atto dei risultati degli studi fatti e dell'inesattezza del calendario. Tuttavia - affermava - "nella situazione attuale, il popolo fedele di Dio non è preparato o, almeno, non è stato sufficientemente informato per affrontare ed accettare un cambiamento nella questione della determinazione della data di Pasqua".
c) Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Ha organizzato diverse consultazioni sull'argomento. Conduceva un'ampia inchiesta presso le Chiese - membro i cui risultati sono stati studiati in una consultazione di specialisti nel marzo del 1970. Vi hanno preso parte ortodossi, anglicani, protestanti e cattolici. La consultazione si orientava verso diverse possibilità che dovrebbero esaminare le Chiese: mantenere il principio di Nicea "usando astronomicamente dati precisi" e "accordandosi su un luogo fisso per il calcolo di questa data"; si suggerì Gerusalemme: celebrare la Pasqua in una domenica di aprile; si preferiva la domenica successiva al secondo sabato di aprile, la domenica tra il 9 ed il 15 aprile.
Il Comitato Centrale del CEC incaricò (1971) la Commissione "Fede e Costituzione" di seguire la questione.
La più recente consultazione si è avuta in Siria ad Aleppo (5 - 10 marzo 1997) organizzata da "Fede e Costituzione" del CEC. Si è conclusa con tre raccomandazioni per la soluzione della data di Pasqua:
a) Mantenere il principio di Nicea;
b) Calcolare scientificamente i dati astronomici;
c) Usare come punto di riferimento per il calcolo il meridiano di Gerusalemme.
Questo orientamento tradizionale contiene l'esigenza nuova di un calcolo astronomico scientificamente aggiornato.
Osservazione conclusiva
Se le raccomandazioni di quest'ultima consultazione fossero prese in considerazione ed applicate si avrebbe la soluzione tradizionale e moderna nello stesso tempo. Ci sarebbero tutti gli elementi necessari: celebrazione in una Domenica da parte di tutti i cristiani, aderenza al "principio" di Nicea anche per quanto riguarda l'esigenza di precisione astronomica. In quel tempo si era chiesto alla Chiesa di Alessandria di determinare la data di Pasqua proprio per la precisione scientifica. Gli ortodossi comprendono tutto questo. Ciononostante essi non vedono possibile per ora cambiare il calendario per ragioni pastorali. D'altra parte la questione della data di Pasqua è compresa nel programma del prospettato Concilio delle Chiese ortodosse. La questione resta aperta e l'anomalia persiste.
Eleuterio F. Fortino
Questo articolo è stato pubblicato su L'Osservatore Romano del 18 aprile 2009
L'origine della diversità
In occidente nel secolo XVI era stato constatato uno scarto fra la realtà astronomica ed il computo del calendario in uso che rimontava a Giulio Cesare e perciò detto giuliano. In base alle decisioni del Concilio di Trento, il Papa Gregorio XIII aveva chiesto lo studio per la correzione del calendario all'apposita Congregazione presieduta dal cardinale calabrese G. Sirleto. Questi consultò astronomi di chiara fama. Dopo 10 anni di indagine l'astronomo calabrese Luigi Giglio presentò i risultati. Per mettersi al passo con il tempo astronomico occorreva recuperare 10 giorni. Gregorio XIII il 24 febbraio del 1582 emanò la bolla Inter Gravissimas con entrata in vigore nel mese di ottobre. Si aprì una rete diplomatica di contatti con gli stati e con le Chiese per l'accettazione del nuovo calendario. Dopo una fase promettente con il Patriarcato Ecumenico, questi contatti fallirono anche per un pesante intervento delle autorità ottomane, che forse vedevano nell'eventuale accordo un avvicinamento della Chiesa ortodossa all'occidente e quindi una minaccia per lo stesso impero (Cfr. Vittorio Peri, Due date - Un' unica Pasqua, Ed. Vita e Pensiero, Milano 1967). La riforma di Gregorio XIII è stata accolta dai paesi dell'Europa occidentale che l'hanno introdotta in America, Asia e Africa. In seguito vi aderirono anche gli stati dai paesi dell'Europa orientale. Ma fra i cristiani di occidente che accettarono la riforma e le Chiese di oriente si stabilì una diversità che perdura tuttora. Oggi il calendario giuliano ha 13 giorni di ritardo nei confronti del gregoriano.
Il Concilio di Nicea (325)
La diversità proviene dall'adeguamento o meno del calendario al dato astronomico. Il principio però per stabilire la Pasqua è identico per tutti. E proviene dal primo concilio ecumenico di Nicea (325). Quel concilio era stato convocato dall'imperatore Costantino per portare la pace nell'impero, turbato dalla controversia ariana e dalla divergenza sulla data di Pasqua fra i cristiani d'oriente e di occidente. La decisione presa era che tutti avrebbero dovuto celebrare la Pasqua "nella data dei Romani e degli Alessandrini". Per l'importanza scientifica che aveva la città di Alessandria, è stata incaricata la Chiesa di questa città per determinare e comunicare a tutte le Chiese la data di Pasqua di ogni anno. Il principio emerso è che la Pasqua si celebri la prima domenica dopo la luna piena dopo l'equinozio di primavera (Cfr. I. Ortiz De Urbina, Nicée et Constantinople, Paris 1963). Questo identico principio applicato al calendario giuliano ed a quello gregoriano determina la differenza per la data di Pasqua esistente fra "orientali" ed "occidentali". Quest'ultima espressione comprende una diversità di contenuti. Per "occidentali" si intendono i cattolici latini, i protestanti ed alcune comunità cattoliche orientali come gli italo-albanesi. La Chiesa ortodossa di Finlandia e gli Armeni ortodossi, da parte loro, hanno deciso di celebrare la Pasqua nella data occidentale, mentre i cattolici latini in paesi a maggioranza ortodossa, come quelli di Grecia, celebrano la Pasqua nella data degli ortodossi: Soluzioni pragmatiche queste per celebrare insieme la Pasqua in uno stesso luogo. Rimane comunque che nella configurazione generale orientali e occidentali celebrano la Pasqua in date diverse. Il disagio è comune e le iniziative riemergono di tempo in tempo per l'unificazione.
Nuovo calendario ortodosso (1923)
In una enciclica (1920) il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli sollevava la questione dell'anomalia della data di Pasqua. Nel 1923 il Patriarca Melezio IV convocava a Istanbul una Commissione Interortodossa. Essa si riunì il 24 febbraio e decise un computo aggiornato che quasi coincide con il gregoriano. Questa iniziativa però ha avuto una sorte infelice. Per mantenere la data di Pasqua comune a tutta l'ortodossia si confermò, per la Pasqua, il calendario giuliano. Non si risolveva quindi la questione. Per il resto dell'anno solo le Chiese di Costantinopoli, Grecia, Romania e Cipro assunsero il nuovo computo. In seguito vi aderirono i Patriarcati di Alessandria, Antiochia e Bulgaria, ma non la Chiesa russa, serba, Gerusalemme e l'Athos. Per questa ragione tra gli stessi ortodossi il Natale non si celebra nello stesso giorno in Russia e in Grecia, in Serbia e in Romania, e perfino sul Monte Athos e in Grecia. In più, nelle Chiese che assunsero il nuovo calendario (Grecia, Romania) si sono separati dalla Chiesa ufficiale dei gruppi con vescovi e clero. Sono i cosiddetti vecchio-calendaristi, o paleoimerologhiti che si dicono "autentici ortodossi". Quando oggi gli ortodossi parlano di "ragioni pastorali" che rendono difficile raggiungere una decisione sulla data di Pasqua, si riferiscono proprio a questa situazione.
Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II ha dato due disposizioni per la data di Pasqua di tipo pragmatico per la celebrazione comune della Pasqua.
La prima riguarda una data "fissa" della Pasqua, indicazione questa del tutto nuova. "Il sacro Concilio non ha nulla in contrario a che la festa di Pasqua venga assegnata ad una determinata Domenica nel calendario gregoriano, purché vi sia l'assenso di coloro che ne sono interessati, soprattutto i fratelli separati dalla Comunione con la Sede Apostolica" (Sacrosanctum Concilium, Appendix). A questa proposta hanno manifestato il loro assenso gli "occidentali". Gli "orientali" si sono mostrati molto reticenti. E' un principio diverso da quello di Nicea.
La seconda indicazione provvisoria viene data per il tempo che precede un definitivo accordo sulla data comune di Pasqua. "Fino a che tra tutti i cristiani non si sarà giunti al desiderato accordo circa la fissazione di un unico giorno per la comune celebrazione della festa di Pasqua, nel frattempo, per promuovere l'unità fra i cristiani che vivono nella stessa regione o nazione, è data facoltà...di accordarsi con unanime consenso e sentiti i pareri degli interessati, sul giorno di Pasqua da celebrarsi una stessa domenica" (Orientalium Ecclesiarum, 20). Questo orientamento ha avuto un certo influsso. Alcune comunità cattoliche latine si sono adattate alla data della maggioranza ortodossa. Così come si è accennato, i cattolici latini di Grecia, i latini in Etiopia, quelli in Egitto.
I contatti continuati tra le Chiese
Lo studio della questione resta nelle agende della Chiesa cattolica, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e delle Chiese ortodosse.
a) Chiesa cattolica. Dopo varie iniziative (lettera del Papa ai Capi di Chiese, partecipazione a iniziative di altre Chiese e di organismi ecumenici), che si rivelavano senza incidenza pratica, la Chiesa cattolica, nella linea della decisione del Concilio Vaticano II, riconsiderò il problema nel 1975. La consultazione dei dicasteri della Curia romana si concludeva con l'accordo sulla possibilità di cercare la soluzione "per una data fissa della Pasqua che dovrebbe essere una domenica del mese di aprile, preferibilmente la seconda". Questa proposta in seguito si precisò per "la Domenica che segue il secondo Sabato di aprile". La proposta fatta agli altri cristiani trovava l'accordo degli "occidentali", ma non da parte degli "orientali". Solo la Chiesa di Romania aveva preso con decisione sinodale l'orientamento per una data fissa. Comunque la Chiesa cattolica continuò e continua a porre il problema.
b) Le Chiese ortodosse. La prima Conferenza pan-ortodossa di Rodi (1961) ha inserito nel programma della preparazione del concilio delle Chiese ortodosse il tema del calendario che contiene anche la questione della Pasqua. Il Segretariato per la preparazione del concilio ha organizzato studi ad alto livello.
* Nel 1977 (28 giugno - 3 luglio) ha promosso a Chambésy (Ginevra) un convegno inter-ortodosso di vescovi e di specialisti con la presenza di tre osservatori per la Chiesa cattolica (Eleuterio F. Fortino), la Comunione anglicana ed il CEC (Lukas Vischer). Si considerò l'intera problematica, ma in particolare le implicazioni pastorali per le Chiese ortodosse.
* Nel 1979 (3 febbraio) si confrontarono gli studi degli astronomi consultati (Accademia delle Scienze dell'Urss, l'Istituto astronomico di Heidelberg, l'Osservatorio di Ginevra, il Laboratorio astronomico dell'università di Atene). Ovviamente questi studi mostravano il "ritardo" del calendario giuliano e l'esigenza di una riforma. Tutti gli atti sono pubblicati (Cfr. Synodica, V, Chambésy - Genève 1981, pp.7 - 149)
* Nel 1982 (3 - 12 settembre) la seconda Conferenza pan-ortodossa pre-conciliare prendeva atto dei risultati degli studi fatti e dell'inesattezza del calendario. Tuttavia - affermava - "nella situazione attuale, il popolo fedele di Dio non è preparato o, almeno, non è stato sufficientemente informato per affrontare ed accettare un cambiamento nella questione della determinazione della data di Pasqua".
c) Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Ha organizzato diverse consultazioni sull'argomento. Conduceva un'ampia inchiesta presso le Chiese - membro i cui risultati sono stati studiati in una consultazione di specialisti nel marzo del 1970. Vi hanno preso parte ortodossi, anglicani, protestanti e cattolici. La consultazione si orientava verso diverse possibilità che dovrebbero esaminare le Chiese: mantenere il principio di Nicea "usando astronomicamente dati precisi" e "accordandosi su un luogo fisso per il calcolo di questa data"; si suggerì Gerusalemme: celebrare la Pasqua in una domenica di aprile; si preferiva la domenica successiva al secondo sabato di aprile, la domenica tra il 9 ed il 15 aprile.
Il Comitato Centrale del CEC incaricò (1971) la Commissione "Fede e Costituzione" di seguire la questione.
La più recente consultazione si è avuta in Siria ad Aleppo (5 - 10 marzo 1997) organizzata da "Fede e Costituzione" del CEC. Si è conclusa con tre raccomandazioni per la soluzione della data di Pasqua:
a) Mantenere il principio di Nicea;
b) Calcolare scientificamente i dati astronomici;
c) Usare come punto di riferimento per il calcolo il meridiano di Gerusalemme.
Questo orientamento tradizionale contiene l'esigenza nuova di un calcolo astronomico scientificamente aggiornato.
Osservazione conclusiva
Se le raccomandazioni di quest'ultima consultazione fossero prese in considerazione ed applicate si avrebbe la soluzione tradizionale e moderna nello stesso tempo. Ci sarebbero tutti gli elementi necessari: celebrazione in una Domenica da parte di tutti i cristiani, aderenza al "principio" di Nicea anche per quanto riguarda l'esigenza di precisione astronomica. In quel tempo si era chiesto alla Chiesa di Alessandria di determinare la data di Pasqua proprio per la precisione scientifica. Gli ortodossi comprendono tutto questo. Ciononostante essi non vedono possibile per ora cambiare il calendario per ragioni pastorali. D'altra parte la questione della data di Pasqua è compresa nel programma del prospettato Concilio delle Chiese ortodosse. La questione resta aperta e l'anomalia persiste.
Eleuterio F. Fortino
Questo articolo è stato pubblicato su L'Osservatore Romano del 18 aprile 2009