
E questi riferimenti si sono trasformati in
atti istituzionali. Arbereshe, Cassiani è riuscito a portare nella
questione nazionale (e non solo in quella meridionale) una chiave di
lettura che ha interessato tutta la storia e l’identità Italo –
albanese guardando con molta attenzione al rapporto tra Occidente ed
Oriente. Ci sono passaggi che restano indelebili. Come questo: "Nel
caso del Mezzogiorno, la storia regionale ha un suo valore
inconfondibile. Non solo e non tanto per la divisione che caratterizza
l'Italia, ma anche per la tradizione delle regioni meridionali di
fronte a quelle del nord". Una prima cesellatura che pone
all'attenzione un rapporto improntato tra rilettura politica della
questione meridionale, identità storica e modelli innovativi. Gennaro
Cassiani, in fondo, un arbereshe nella storia della democrazia e della
politica contemporanea. Gennaro Cassiani, politico, penalista,
statista, scrittore, meridionalista, uomo di pensiero. Una personalità
che va ricontestualizzata in un processo di reinterpretazione della
storia d'Italia e soprattutto di quella storia meridionale che è
contrassegnata da luci e ombre. Una storia che vive all’interno delle
sfaccettature politici e costituzionali del Regno di Napoli.
Ricostruzione e rilettura. Soprattutto in una temperie come quella che
stiamo vivendo oggi. Nella cultura sociale - cristiana, grazie ad una
lettura politica degli avvenimenti e ad una interpretazione storica dei
fenomeni, la figura di Gennaro Cassiani (Spezzano Albanese, 1903 -
Roma, 1978), in un contesto tra gli anni Trenta e Sessanta, riveste una
particola importanza sia per gli incarichi che ha rivestito sia per la
stimolazione dialettica che è stato capace di innescare. Attraverso un
confronto serrato tra istanze politiche e percorsi culturali la sua
presenza ha lasciato dei segni tangibili proprio in un legame tra
culture Adriatiche e Regno di Napoli. Un modo di pensare la politica al
di là degli schematisni che un partito può imprimere, nonostante fosse
uomo di partito. Dalla cultura alla politica. Il sentimento
dell'appartenenza (appartenere è creare modelli di identità) trova in
Cassiani dei riferimenti storici ed umani significativi. Il suo essere
Arbereshe è una componente che arricchisce, che motiva confronti, che
stimoli raccordi tra il presente e la tradizione. I suoi scritti su
Scanderbeg (le sue commemorazioni, in particolare), i suoi scritti in
omaggio ad un maestro della letteratura albanese come Ernesto Koliqi
rappresentano tappe fondamentali in quel costante confrontarsi con la
memoria delle radici, ovvero con il tempo della storia e della
tradizione di un popolo al quale si è sempre riferito. Riferendosi
proprio a Koliqi, in un articolo dal titolo: "Ritratto del più grande
scrittore cattolico dell'oriente", apparso sul numero speciale di
giugno della rivista "Shejzat" ("Le Pleiadi") dedicato alla scomparsa
di Koliqi, nel 1975, Cassiani affermava: "Egli mi svelava i misteri
fascinosi del mondo orientale, mi accompagnava per mano lungo l'erta
della montagna albanese e mi diceva delle leggi raccolte dal Codice
della Montagna, particolare e misterioso, facendomi penetrare così in
un mondo che per me aveva del fiabesco. E per intanto egli mi metteva a
nudo l'anima sua, che non consentiva ripieghi subdoli o viltà nascoste.
Così forse si può comprendere come particella del mio spirito sia
finita con lui". Una testimonianza che si porta dentro un vissuto e una
indelebile matrice non solo culturale ma chiaramente umana il cui senso
è rappresentato dal sentimento dell'appartenere, dal sentimento delle
origini. Un aspetto non trascurabile che è parte integrante della sua
formazione. Cassiani parte da una visione culturale e umana della
politica. Ovvero la politica è all'interno della cultura attraverso
esempi e partecipazione. Ci sono aspetti significativi nell'impegno di
Gennaro Cassiani. Aspetti che si sono esplicati non solo su un piano
istituzionale ma anche (e nella prima fase soprattutto) su quello di
una cultura militante. La sua è una formazione militante che si
sviluppa, sin dalle prime esperienze, attraverso un costante rapporto
con la realtà territoriale, con le realtà territoriali. E queste realtà
si trovano sempre in quel suo rapportarsi con le Istituzioni, con la
politica alta, con le sue metodologie espressive in quelle sue
esperienze nei vari settori nei quali si è trovato ad operare e nei
vari problemi con i quali si è quotidianamente confrontato. La politica
come modello di comunicazione alla cui base doveva esserci, comunque,
un sistema di valori che avevano come riferimento l'uomo. Una matrice
profondamente cristiana che è maturata negli anni la cui centralità è
stata sempre rappresentata dagli ideali della politica. Una politica
come servizio per l'uomo, per la crescita dei territori, per lo
sviluppo delle comunità all'insegna di una dignità e di una profonda
consapevolezza nei confronti di quel tempo nuovo che si affacciava
all'orizzonte. La questione arbereshe era un orizzonte nel suo essere e
manifestarsi uomo delle istituzioni. Capire i tempi nuovi e la storia
che avevamo davanti già a partire dagli anni turbolenti della primo
periodo nel quale si preparava la stagione post - fascista. Ebbene,
Cassiani nel concetto di ribellione (termine e definizione ben studiata
nella sua tesi di laurea del 1925) manifestava non soltanto una
sottolineatura giuridica ma un essere dell'esistenza che congiungeva il
pensiero morale con l'atto politico. Un rapporto che è stato un
tassello necessario per comprendere la società dagli anni Cinquanta in
poi. Un rapporto che trovava la sua dimensione comportamentale
nell'idea etica. L'etica della politica nella visione morale dei
problemi che andavano affrontati e risolti. Ma non oltre la politica.
Sempre all'interno della politica perché la politica, per Cassiani,
partiva da una testimonianza spirituale, da un sentimento che
focalizzava le questioni vere, le radici problematiche dell'essere uomo
in una comunità di uomini. Forse anche in questo stava il suo raccordo
con la cristianità della cultura di un popolo. Nei suoi saggi, nelle
sue conferenze, nei suoi discorsi non viene mai meno la funzione di un
dialogo tra la politica come testimonianza costante e l'uomo come
portatore dei principi fondamentali di solidarietà e di comunanza. Una
politica come umanesimo dell'uomo. Nella Presentazione al suo saggio Le
pietre (Studi Meridionali, 1977) si legge: "I giovani mi insegnano con
i fatti che la vita non è materia, ma spirito, non è egoismo, ma
slancio verso i nostri simili". Comunanza spirituale e testimonianza.
La lezione crociana da una parte e il popularismo sturziano dall'altro,
mutuati in una meditazione che trova in Jacques Maritain (1882 - 1973)
quel pensiero pensante che ha offerto un contributo notevole al
cattolicesimo politico moderno, costituiscono
un tracciato storico e filosofico che ha caratterizzato, in fondo,
l'operare di Cassiani. L'approccio ai problemi non aveva quasi mai un
immediato sostegno pragmatico. Partiva da una elaborazione che
costituiva un vero esercizio metodologico. Quando si trovò ad
affrontare la questione meridionale sul piano istituzionale (ovvero da
incarichi ministeriali) diede un esempio di sicura lungimiranza nel
sostenere la valorizzazione dei territori affidando alle risorse
vocazionali un ruolo prioritario. Riferendosi alla Calabria in un suo
discorso cesellava: "In Calabria si potrebbero suscitare tutte le
industrie naturali derivanti dall'agricoltura. Chi parla di altre
industrie non conosce la Calabria, non ne ha un'idea nemmeno
approssimativa…". La Calabria come tutto il Mezzogiorno. Una tesi
ancora attuale e che è costantemente motivo di discussione. Ma ciò non
può che avere una sua logica disquisizione in una antica questione
affrontata, anche in termini storici, più volte da Cassiani e che
sancisce in molte pagine del saggio Le pietre (già citato) i capisaldi
per una ricontestualizzazione storica ed ideologica del fenomeno
riferito al capitolo inerente la politica sul Mezzogiorno. Tema sempre
caro a Cassiani sin dai suoi primi scritti e sin dai suoi primi impegni
politici e parlamentari. Ma le sue tesi sembravano esprimere una
visione problematica del fenomeno ma in realtà avevano una chiarezza
proprio per la conoscenza degli aspetti ben vissuti direttamente da
Cassiani e definiti in un prospetto che non esulava la consapevolezza
storica e la natura del territorio. La sua impostazione della politica,
pur non concedendo nessun improvvisato subdolo impatto con il dato
pragmatico, si affidava sempre alla conoscenza e il rapporto con la
realtà attraverso fattori di concretezza. Si pensi al dibattito sul
ruolo dei cattolici in politica, si pensi ai suoi interventi giuridici
anche negli anni difficile del fascismo, si pensi alla funzione svolta
nel periodo che resse il dicastero della Marina Mercantile, si pensi ai
suoi tanti contatti con i paesi esteri, si pensi al suo amore per la
cultura delle minoranze. Proprio in riferimento alla questione delle
minoranze, Cassiani, Arbereshe di Spezzano Albanese, ha portato avanti
una politica in difesa della lingua e della tradizione italo -
albanese. Non solo scrivendo su questioni riferite al mondo e ai
personaggi Arbereshe (come si è già detto) ma anche attraverso la
focalizzazione di normative precise. La norma era un punto di
riferimentop. Bisognava stabilire delle regole attraverso una legge.
Questo era il punto centrali sul quale si dibatteva Cassiani. Uomo
politico e uomo giuridico. Nel testo di Gabriella Fanello Marcucci
(Gabriella Fanello Marcucci, in Gennaro Cassiani 1903 - 1978,
penalista, umanista e politico della Calabria, edito da Rubbettino) si
legge: "La sua attenzione verso le comunità albanesi divenne adesione
attiva quando nel 1969 fu costituita l'Unione delle Comunità Italo -
Albanesi, con sede nel Collegio S. Adriano in San Demetrio Corone,
l'istituto nel quale Cassiani aveva conseguito la maturità classica". E
poi più avanti: "Cassiani aveva presentato in Parlamento la prima
proposta per l'insegnamento della lingua albanese nelle scuole delle
comunità dell'Arberia, che finalmente nel 1999, con la legge 204 è
divenuta realtà". Anche su questi aspetti una visione della politica
tra innovazione e tradizione. Una visione, pertanto, della politica tra
conoscenza e meditazione, ovvero consapevolezza della realtà e delle
idee in una temperie di dura dialettica con le opposizioni, sempre
all'insegna di una partecipazione democratica in una ampia libertà di
espressione. Una politica sempre pensata in un pensiero mai
improvvisato. E' su questo tracciato che Cassiani, oltre alle
testimonianze delle opere, ha lasciato segni indelebile nel panorama
della politica calabrese e nazionale. Un dato identitario dal quale non
si può sfuggire. Se Cassiani ha inserito la problematica, nella realtà
e nella storia, degli Arbereshe in una questione istituzionale, in anni
ormai non vicini, significa che quella eredità era portatrice di
interpretazioni profondamente legati a tutto ciò che si è sviluppato
intorno alla storia del Mezzogiorno. Il Sud per Cassiani era Regno di
Napoli, compresa la problematica relativa agli Arbereshe. Quindi come
tale andava argomentato. D’altronde non gli sono mai sfuggiti i
rapporti che Giorgio Castriota Scanderbeg aveva intrattenuto proprio
con il Regno di Napoli. Gli Italo – albanesi sono dentro il Regno di
Napoli. Non si può prescindere da ciò. Credo che da questa
considerazione occorre ripartire per affrontare, in una dimensione più
ampia, una interpretazione Italo – albanese che non può interessare
soltanto una dimensione linguistica o etno – antropologica ma deve
sempre più riguardare il legame tra diritto alla tutela e diritto alla
valorizzazione di una identità che vive all’interno della storia e
della cultura dell’Italia. Punto di riferimento, ancora una volta, la
storia del Regno di Napoli. Dentro questa storia gli Arbereshe non sono
un popolo in fuga ma una civiltà che tutela la propria identità nel
rispetto elle norme.
Tratto da www.iniziativameridionale.it
Profilo di Gennaro Cassiani tratto da Wikipedia
Gennaro Cassiani (Spezzano Albanese, 13 settembre 1903 – Roma, 14 luglio 1978) è stato un politico, avvocato penalista e saggista italiano. È stato ministro della Repubblica.
Fu in età giovanile socialista, mazziniano di formazione radicale; nel 1925 discusse la tesi di laurea su "Il diritto di resistenza individuale e collettivo", non fu ammesso per la sua posizione politica alla scuola allievi ufficiali.
Fondò e diresse negli anni trenta la rivista Tribunali calabresi, alla quale collaborarono illustri giuristi e letterati. Fondò e diresse anche altri periodici giuridici e politici (Tribunali, Tribune, Oggi e domani).
A metà degli anni trenta si iscrisse al Movimento Laureati di Azione Cattolica e iniziò a scrivere su Parola di vita, sottolineando il dovere dell'impegno politico. Organizzò quindi, dal 1942, la Democrazia Cristiana in Calabria. Partecipò al Congresso dei partiti antifascisti a Bari nel gennaio 1944, in rappresentanza della DC, e nel luglio dello stesso anno viene eletto alla Direzione nazionale dello Scudo crociato.
Nel secondo e nel terzo Governo Bonomi fu nominato sottosegretario ai Lavori pubblici, ed è stato sottosegretario al Lavoro e previdenza sociale nel Governo Parri e nel I e II Governo De Gasperi.
Consultore nazionale, deputato costituente e parlamentare fino al 1976, è stato sottosegretario alla Giustizia nel IV e nel V Governo De Gasperi, sottosegretario al Tesoro nel VII Governo De Gasperi (con delega ai danni di guerra) e nell'VIII Governo De Gasperi, oltre che nel Governo Pella.
È stato Ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel I Governo Fanfani e nel Governo Scelba, e Ministro della Marina Mercantile nel I Governo Segni, nel Governo Zoli e nel I Governo Andreotti.
Seguace di Sturzo, cercò di promuovere nella sua regione le industrie naturali, collegate all'agricoltura, che consentissero la salvaguardia del patrimonio naturale della Calabria.
Tratto da www.iniziativameridionale.it
Profilo di Gennaro Cassiani tratto da Wikipedia
Gennaro Cassiani (Spezzano Albanese, 13 settembre 1903 – Roma, 14 luglio 1978) è stato un politico, avvocato penalista e saggista italiano. È stato ministro della Repubblica.
Fu in età giovanile socialista, mazziniano di formazione radicale; nel 1925 discusse la tesi di laurea su "Il diritto di resistenza individuale e collettivo", non fu ammesso per la sua posizione politica alla scuola allievi ufficiali.
Fondò e diresse negli anni trenta la rivista Tribunali calabresi, alla quale collaborarono illustri giuristi e letterati. Fondò e diresse anche altri periodici giuridici e politici (Tribunali, Tribune, Oggi e domani).
A metà degli anni trenta si iscrisse al Movimento Laureati di Azione Cattolica e iniziò a scrivere su Parola di vita, sottolineando il dovere dell'impegno politico. Organizzò quindi, dal 1942, la Democrazia Cristiana in Calabria. Partecipò al Congresso dei partiti antifascisti a Bari nel gennaio 1944, in rappresentanza della DC, e nel luglio dello stesso anno viene eletto alla Direzione nazionale dello Scudo crociato.
Nel secondo e nel terzo Governo Bonomi fu nominato sottosegretario ai Lavori pubblici, ed è stato sottosegretario al Lavoro e previdenza sociale nel Governo Parri e nel I e II Governo De Gasperi.
Consultore nazionale, deputato costituente e parlamentare fino al 1976, è stato sottosegretario alla Giustizia nel IV e nel V Governo De Gasperi, sottosegretario al Tesoro nel VII Governo De Gasperi (con delega ai danni di guerra) e nell'VIII Governo De Gasperi, oltre che nel Governo Pella.
È stato Ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel I Governo Fanfani e nel Governo Scelba, e Ministro della Marina Mercantile nel I Governo Segni, nel Governo Zoli e nel I Governo Andreotti.
Seguace di Sturzo, cercò di promuovere nella sua regione le industrie naturali, collegate all'agricoltura, che consentissero la salvaguardia del patrimonio naturale della Calabria.