E ardhmja e natës agimi. Ti e prite.
E ardhmja e agimit dita e plotë. Ti e rrove.
E ardhmja e ditës mbrëmja. Ti u krodhe në të.
Gli uomini generosi e valorosi
vivono la vita migliore;
essi non hanno timore.
Invece un codardo ha paura di tutto,
l’avaro ha sempre paura dei doni”.
Hávámal
(Poema della Edda scandinava)*
E’ giusto presentare così lo scrittore di origini arbëresh Francesco Miceli, che all’età di nove anni si trasferisce da Santa Sofia d’Epiro (CS), dove tuttora si parla l’arbëresh, la lingua dei suoi genitori, dei nonni, degli avi che arrivarono ka dejti (dal mare), partiti dalle sponde albanesi e greche intorno alla metà del XV secolo, a Berna, in Svizzera, dai suoi genitori.
E ardhmja e natës agimi. Ti e prite.
E ardhmja e agimit dita e plotë. Ti e rrove.
E ardhmja e ditës mbrëmja. Ti u krodhe në të.